Sull’accatastamento di bare al cimitero dei Rotoli sono già stati scritti fiumi di inchiostro, mentre il numero delle stesse viaggia senza freni verso quota mille.

La maggior parte delle bare (600 su un totale prossimo a 900) giace precariamente all’interno di tendoni di cui, qualche giorno fa, la Sovrintendenza ha chiesto lo smontaggio. Provvedimento più che comprensibile, dal momento che tali strutture provvisorie sono state piazzate nel bel mezzo dei viali di un cimitero monumentale. Dove andranno a finire queste benedette bare? Un problema che si aggiunge ai tanti da risolvere.

Proviamo ad analizzare, in questa sede, ciò che è stato fatto e sta facendo il Comune, non tanto per evitare il disastro, già ampiamente verificatosi, ma piuttosto per limitarne il perdurare nel tempo.

Nuovi loculi, tutto fermo

Per quanto concerne la realizzazione dei nuovi loculi, abbiamo dato conto dell’abbandono degli alloggiamenti prefabbricati in area di stoccaggio, avvenuto dopo lo stop alla fornitura per il parere contrario della Sovrintendenza nei riguardi del progetto di posa in opera degli stessi. I 400 loculi prefabbricati già consegnati al Comune non si sa che fine abbiano fatto; altri 80 rimangono ancora nel deposito del costruttore, esposti alle intemperie che, presto, li renderanno inutilizzabili.

Va precisato che capita abbastanza raramente di scindere la fornitura dalla posa in opera, proprio per non incorrere in inconvenienti del genere: se tutto fosse confluito in un unico progetto, si sarebbe effettuata la fornitura a parere favorevole acquisito. Fatto sta che la fornitura dei loculi prefabbricati è stata regolarmente assegnata per poi essere bloccata,  non sapendo dove andarli a collocare.

A questo punto, non essendo disponibile in tempi ragionevoli un’altra area dove andare a realizzare questi estremi alloggiamenti, l’unica opzione praticabile rimane il ricorso ai forni crematori che, in effetti, è già stato preso in considerazione a Palazzo delle Aquile.

Ma, come vedremo, con esiti non proprio brillanti.

Il nuovo forno crematorio

Capita infatti che il previsto nuovo tempio crematorio sia in realtà un ampliamento dell’esistente da intendersi urbanisticamente come nuovo intervento edificatorio, che deve, come da norma, ricevere tutti i visti del caso.

Fra questi, quello dell’Autorità di Bacino Idrografico della Regione siciliana, che, in effetti, redige il proprio parere lo scorso 21 marzo. Negando l’autorizzazione: la zona in cui ricade l’intervento, all’interno dello stesso cimitero dei Rotoli, è infatti classificata nel Piano per l’assetto Idrogeologico come area interessata da elevata pericolosità (P4) ed elevato rischio idrogeologico (R3); si noti che i numeri si riferiscono a scale di gradazione che vanno da 1 a 4.

Incredibilmente, nel parere del 21 marzo dell’Autorità di Bacino si legge che il geologo incaricato dal Comune, all’interno della sua relazione, non si esprime sul rischio idrogeologico, in quanto tali valutazioni “sono escluse dall’incarico professionale”. Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servito questo incarico, dal momento che la verifica dell’inserimento, o meno, dell’area di intervento all’interno del PAI dovrebbe essere la prima cosa da fare nell’ambito di un incarico del genere. Insomma, roba da Corte dei Conti, dato che non si tratta certamente di prestazione  gratuita.

Peraltro, le opere di consolidamento della parete rocciosa sovrastante l’area non sono certo un mistero, né per il geologo nè per gli stessi progettisti; allo stesso modo, è noto a tutti che le stesse siano ancora in fase di collaudo, e che pertanto il rischio idrogeologico rimane, ad oggi, tale e quale.

Tralasceremmo le brutte notizie che, a proposito di questo intervento, sono giunte dalla competente ASP se non fosse che, nel proprio parere, tra le altre cose, l’Azienda evidenzi che debba essere previsto, per l‘impianto, l’allaccio alla rete fognaria comunale. Il progetto prevede, infatti, lo scarico dei reflui in fossa settica.

La riparazione del vecchio forno crematorio

In attesa che si collaudino le opere di consolidamento della montagna e che si preveda uno scarico fognario a norma, si è giustamente pensato alla riparazione del forno esistente, guasto come spesso capita. Vista la situazione, ci si sarebbe aspettato un provvedimento di somma urgenza (lo ipotizzavamo in questo articolo), con l’effettuazione di un affidamento diretto a ditta specializzata.

In questo caso basta ricorrere all’albo dei fornitori di fiducia o, in mancanza di questo (non dovrebbe succedere, ma si sa come vanno le cose nella P.A) si può sempre effettuare una breve ricerca di mercato. Peraltro, in tal senso esiste ormai da un decennio il MEPA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione) che, a saperlo usare, consente procedure relativamente rapide e tempi certi.

Invece il Comune che ti fa? Non solo non procede come sopra, ma decide di affidare con procedure ordinarie anche la progettazione dell’intervento!

Lo scorso 28 aprile, infatti, il Comune di Palermo pubblica un “avviso pubblico esplorativo per l’affidamento del servizio di architettura ed ingegneria” relativo proprio alla riattivazione dell’impianto crematorio del cimitero di Santa Maria dei Rotoli.

In pratica, si mette in moto la procedura per affidare all’esterno la redazione del progetto definitivo, di quello esecutivo, la direzione lavori, l’espletamento dell’incarico di coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione e di realizzazione, e la redazione degli elaborati propedeutici all’ottenimento dell’Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A.). L’importo dell’incarico è di 23 mila euro, oneri esclusi.

Una somma modesta, rispetto agli incarichi assegnati, che fa comprendere come non si tratti certo di progettare la riparazione di una centrale termonucleare; peraltro, le opere da progettare sono già stimate in 180 mila euro.

Ora, comprendiamo come lo stato degli uffici tecnici comunali non consenta neanche la progettazione di opere così limitate, ricorrendo a personale interno. Difficilmente possiamo comprendere come non si sia ricorso, almeno per la progettazione, all’affidamento diretto. Il Codice dei Contratti lo consente fino a 75.000 €.

Per comprendere cosa comporti ciò in termini di tempo, basti pensare che le “manifestazioni di interesse” dovranno essere inviate entro il prossimo 27 giugno. Solo allora avrà inizio la gara vera e propria, con la richiesta dell’offerta ai partecipanti ritenuti idonei. Per l’espletamento dell’incarico, ed i relativi visti, sarebbe un miracolo avere i primi risultati utili entro il 2021. Poi occorrerà fare i lavori, che vanno, ovviamente, appaltati con un’altra procedura ad evidenza pubblica.

Il poco edificante “traguardo” delle mille bare

Un quadro desolante che, in assenza di altre soluzioni a breve termine, ci fa prevedere con fin troppa facilità che il numero delle bare in attesa di tumulazione o cremazione è destinato a crescere, e parecchio. Siamo già prossimi a 900, ma è evidente che la cifra a 3 zeri sarà raggiunta ed abbondantemente superata dato che, mentre al Comune si tergiversa, la gente non ha perso la pessima abitudine di morire.

Altri palermitani lo faranno senza usufruire del sacrosanto diritto ad una degna sepoltura.

cimitero loculi rotoli
Loculi prefabbricati abbandonati in area di stoccaggio

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