PICCOLA INCHIESTA SUL COLLETTORE NORD OVEST ED ALTRI DISASTRI PALERMITANI. OPERE INCOMPIUTE PER MOTIVI ASSURDI HANNO LASCIATO ENORMI PROBLEMI DA RISOLVERE.
Parte 2
Nella prima parte vi abbiamo raccontato delle disavventure idrauliche della parte nord di Palermo, ma non vi abbiamo detto ancora nulla di Sferracavallo, che si è vista salvaguardata dal collettore delle acque bianche ma che, in cambio, recapita direttamente a mare i propri scarichi fognari, convogliati ad un km dalla costa tramite una condotta sottomarina che, a quanto ci raccontano, non funziona proprio alla perfezione. Non sono rari i casi di efflussi “anomali” sotto costa, con i problemi che si possono immaginare alla balneazione.
Anche queste acque nere erano destinate a Fondo Verde, impianto di depurazione progettato per 105.000 abitanti equivalenti, ma che, a causa del mancato recapito delle acque fognarie di Sferracavallo, ne tratta non più di 55.000.
Il problema sarà risolto, ma alla palermitana: un impianto di pre-trattamento e di pompaggio, attualmente in fase di realizzazione, convoglierà con apposita condotta sia le acque nere che le acque bianche (ovvero le acque di pioggia) a Fondo Verde, per il loro trattamento.
Ovvero, per essere più precisi, per il loro rilancio a villa Adriana, senza trattamento: l’idea che sembra prevalere in questi ultimi anni, infatti, è quella di trasformare Fondo Verde da depuratore a semplice vasca di accumulo e impianto di rilancio proprio a Villa Adriana e da qui, attraverso la rete fognaria cittadina al porto industriale. Da dove, verranno ancora pompati, con altro impianto di sollevamento, a Porta Felice e di nuovo pompati all’impianto di depurazione di Acqua dei Corsari.
I reflui non depurati dell’intera zona nord di Palermo viaggerebbero quindi per tutto il sottosuolo cittadino, fino al loro sbocco nientemeno che al depuratore di Acqua dei Corsari. D’altronde, se il depuratore non trova dove smaltire le acque depurate nelle vicinanze, che senso ha depurarle? E’ il ragionamento che ha condotto tecnici comunali e Commissario Straordinario Unico per la Depurazione – Nazionale – a decidere per la dismissione del depuratore.
A questo punto, quindi, occorre affrontare un altro problema: il recapito delle acque meteoriche che vanno regolarmente ad allagare il “catino” della zona nord. Un problema non da poco, se è cero, come è vero, che ormai gli eventi alluvionali si contano in diverse unità all’anno. Con il collettore nord occidentale senza sbocco, non si può certo contare sull’altra opera mitologica del sistema fognario palermitano: il canale di bonifica di Mondello, più comunemente conosciuto come “Ferro di cavallo”.
Nato per bonificare la palude dell’odierna località balneare realizzata ai primi del Novecento dove prima insisteva un acquitrino, il canale, come è noto, è da tempo caratterizzato da accumulo di materiali al suo interno ed ostruzioni di vario tipo: si fantastica, spesso, di fondazioni di edifici e persino piscine realizzate lungo il suo percorso e, sembrerebbe anche, di allacci fognari abusivi.
D’altronde, la fitta urbanizzazione dell’area rende le “voci” sopra accennate almeno plausibili; così come sono più che probabili gli allacci fognari che finiscono col confluire alle due estremità, sud e nord, della spiaggia più rinomata di Palermo. Minacciata, ogni estate, dall’emissione di ordinanze di divieto di balneazione per eccessiva concentrazione di coliformi fecali.
In queste condizioni, non possono certo meravigliarci le immagini che provengono da Mondello ad ogni pioggia, che la restituisce regolarmente al suo antico stato di palude; con l’aggiunta di windsurfers improvvisati che, a favore di minicamera, sfrecciano fra le eleganti villette della località balneare.
Figuriamoci, quindi, se tale opera è in grado di smaltire i torrenti provenienti da via Castelforte o Partanna. Per tentare di risolvere il problema, sono già state installate delle vasche di laminazione, ovvero serbatoi di accumulo delle acque di pioggia da riempire nel caso di eventi eccezionali, per poi essere svuotati con calma ad emergenza finita. I risultati sono stati poco incoraggianti: lo sanno bene gli abitanti di Partanna, che si sono visti allagare case e scantinati non più tardi di qualche settimana fa, e che tanto speravano in questi dispositivi di smaltimento, dal dimensionamento a dir poco insufficiente.
Forse per questo si è pensato di utilizzare proprio il collettore nord-occidentale abbandonati come un’enorme, allungata, vasca di laminazione, sperando che tutto questo basti a salvaguardare Partanna, Mondello e zone limitrofe dalla inondazioni.
Ma sarà così? C’è da dubitarne se è vero, come e vero, che il collettore di cui sopra è stato pensato per sversare le proprie acque a mare, non per contenerle: cosa succederà a collettore pieno, nel caso si ripeta, a breve distanza da un evento alluvionale, un altro, magari più contenuto, acquazzone?
Nel frattempo, cosa succederà alla prossima pioggia tra Tommaso Natale e Mondello? C’è da sperare che essa non arrivi mai, per quanto sopra brevemente esposto. Perché fino a quando le opere sopra descritte, per quanto probabilmente insufficienti, non saranno pronte, poco si potrà fare per evitare disastri.
Speriamo, quanto meno, che sia effettuata la manutenzione ordinaria, magari pulendo le caditoie ma, soprattutto, le strade, in cui troppo spesso si accumulano non soltanto il fogliame degli alberi, ma anche i residui di sfalcio e immondizie di ogni tipo. Lo abbiamo spiegato in occasione degli allagamenti del 20 luglio 2020, che nessuno, a Palermo, ha dimenticato.
In assenza di una regolare pulizia della superficie stradale e delle cunette laterali, nulla può impedire repentini allagamenti: il materiale giacente, trascinato dall’acqua, renderebbe inutile anche il più efficiente degli impianti di smaltimento.
Ma, ovviamente, a Palermo ci si complica sempre la vita con qualche problema burocratico. Nella fattispecie, il rimpallo di competenze tra AMAP e RAP, essendo la prima competente per gli impianti di smaltimento delle acque, l’altra per la manutenzione stradale. A chi tocca, quindi, spazzare le strade?
Sembra una barzelletta, ma è proprio su interrogativi come questo che nascono gli intoppi più clamorosi in una macchina amministrativa, già arrugginita di suo. Pensando, magari, che si tratti di dettagli trascurabili: pulite o no, le strade, in fondo, funzionano lo stesso….