IL TomTom Traffic Index 2021 individua Palermo come la città più trafficata d’Italia. Un triste primato, frutto di decenni di scelte dissennate. Le parole dell’assessore Catania

L’assessore alla mobilità Catania non si smentisce mai, ed anche di fronte ai dati drammatici del TOM TOM TRAFFIC INDEX, ribatte tranquillamente e senza indugi, sui siti Web di informazione, alla dura legge dei numeri.

Dicendo anche cose giuste, come ad esempio che a Palermo girano troppe automobili. In effetti ce ne eravamo accorti: purtroppo questi palermitani continuano ad intestardirsi nell’uso del mezzo privato. Ma, verrebbe da chiedersi, qual è l’alternativa? L’assessore sembra avere la risposta, e ci ricorda alcune iniziative dell’amministrazione che andrebbero, evidentemente,  sfruttate meglio dai cittadini. Già, che sbadati questi palermitani.

La mobilità sostenibile è la strada gusta per ridurre il numero delle auto in circolazione, e fin qui siamo tutti d’accordo. Per questo l’assessore ci rammenta che l’Amministrazione Orlando punta sul trasporto pubblico di massa, riferendo alle centinaia di nuovi autobus acquistati ed al sistema tranviario. Peccato, però, che i mezzi pubblici, che siano su gomma o su ferro, non sono a guida autonoma. Nonostante i prodigiosi progressi della tecnica, ci risulta che per metterli in strada occorre un elemento ancora, ahinoi, fondamentale: l’autista.

E siccome di autisti a Palermo ce ne sono pochi (meno di 140 la mattina, una settantina nel pomeriggio, a causa delle turnazioni, ma dovrebbero essere almeno 500…) avere in rimessa autobus nuovi non serve a nulla. Anzi, sarebbe meglio evitare di comprarne altri, sperperando danaro pubblico, perché andrebbero in malora come quelli già acquistati e rimasti nel cellophane:  tutti in buone condizioni, tanto che Palermo, dati ISTAT alla mano, ha un altro primato nazionale: quello dei mezzi pubblici più nuovi. Incredibile ma vero!

Sul sistema tranviario abbiamo già detto fin troppo, e sarebbe meglio sorvolare… Ma l’assessore, a tal proposito, non rammenta a sè stesso ed a chi lo legge che l’attuale sistema su ferro è privo di linee “forti” di attraversamento della città, e che le attuali linee conducono dalla periferia alle soglie del centro, dove lasciano i passeggeri nel nulla. Ne da Notarbartolo nè dalla Stazione Centrale esistono mezzi diversi dai pochi bus in circolazione per raggiungere il centro cittadino, vero orfano di questa amministrazione.

Inutile istituire “250.000 metri quadrati di aree pedonali” se poi non c’è verso di raggiungerle se non in… automobile. Proprio come avviene adesso per le aree pedonalizzate di via Maqueda e dintorni.

Un problema causato sicuramente dal  “ritardo storico della città negli investimenti sulla mobilità urbana” come dice correttamente l’assessore, che sembra quasi riecheggiare il già sentito “colpa dell’amministrazione precedente”. Ma il vero problema dell’attuale amministrazione è proprio che corrisponde a quella precedente e, a parte la pur lunga parentesi Cammarata, a quelle in carica ancora prima. Facendo capo all’attuale sindaco, e, in molti casi, agli stessi assessori.

Il ritardo accumulato in effetti c’è, ma non può che essere attribuito ad Orlando ed ai suoi compagni d’avventura. Esso riguarda soprattutto l’asse fondamentale della città, che doveva essere coperto, decenni fa, da una linea di metropolitana automatica leggera: si poteva fare a partire da metà anni ’90 ma l’allora sindaco preferì tirare fuori l’idea tram, mandando a monte un progetto (targato Agensud e redatto dal prof. Giovanni Tesoriere) già sul punto di essere finanziato dal CIPE.

Ma si poteva fare anche negli anni 2000, quando, con Cammarata, venne redatto il progetto MAL, tuttora giacente nei cassetti del Comune e mai presentato ad un ente finanziatore per essere attuato. Vale la pena ricordare che uno o l’altro di questi progetti avrebbero tolto, con una capacità d oltre 30.000 passeggeri ora, qualcosa come 250.000 autovetture al giorno dalle strade di Palermo. Come ha fatto Torino, città simile, per numero di abitanti ed estensione, che alla metropolitana non rinunziò affatto, e che oggi, nonostante sia la patria dell’automobile, sta messa molto meglio di noi.

E sta già costruendo la seconda linea di metropolitana automatica leggera, implementando, nello stesso tempo, anche la rete tranviaria in superficie. “Si può fare!”, potremmo dire con Gene Wilder: tram e metropolitana non soltanto possono convivere, ma è bene che lo facciano, in città di una certa dimensione e con il centro molto trafficato. Ma dalle nostre parti, come sappiamo, si sono preferite le guerre ideologiche.

Invece, a proposito di intermodalità, l’assessore ci parla di dodici parcheggi di interscambio, che chissà perché si trovano all’interno del progetto tranviario. Dimenticando di informarci che tali parcheggi necessitano di un cofinanziamento privato e che molti di essi, trovandosi a ridosso del centro storico, se non all’interno (Foro italico, Piazzale Ungheria, via Libertà, Piazza Giulio Cesare) non solo sono poco adatti all’interscambio con altri mezzi (che normalmente avviene in periferia) ma rischiano di attrarre, come una calamita, il traffico veicolare proprio dove l’amministrazione, a  parole non lo vuole: nel pieno centro cittadino.

Per finire, l’assessore ha ragione anche quando dice che: “Chi continua a immaginare Palermo solo a misura di automobile è rimasto legato a un antiquato e superato modo di vivere la città”. Peccato che, nei fatti, è proprio questa la visione che l’amministrazione comunale, forse inconsapevolmente, sta coltivando da decenni. E continuando ad insistere su provvedimenti più legati ad una cieca ideologia che alla scienza trasportistica, ha finalmente raggiunto il primato sancito dal TomTom Traffic Index. Un titolo che, continuando di questo passo, a Palermo non toglierà nessuno per chissà quanti altri decenni.