SULLA TRAGEDIA DI MESTRE SI SONO FATTE TANTE ILLAZIONI MA NESSUNO SI DOMANDA: QUANTE STRADE SONO ANCORA COSI’?
Qualunque sia stata la causa della tragedia di Mestre, alla quale i giornali e le TV hanno dato ampio risalto, spesso indugiando sui particolari più raccapriccianti, ben poche sono state le riflessioni sulla vetustà, e conseguente pericolosità, della nostra rete stradale.
In effetti, anche se non abbiamo elementi per fare analisi anche poco approfondita sulla dinamica dell’incidente, un dato è certo: quel veicolo non doveva cadere dal viadotto in cui transitava. La normativa in tal senso è chiara, e proprio per situazioni del genere prevede barriere apposite: si tratta della categoria H2, pensata e disegnata appositamente per evitare l’uscita dalla carreggiata, in caso di sbandamento, proprio dei veicoli pesanti. Anche se percorrono la strada a velocità sostenute, anche se hanno il baricentro alto. Non a caso, queste barriere sono testate per le autocisterne.
Qualunque sia la causa dello sbandamento del pullman, la strada doveva essere dotata di dispositivi di questa tipologia, proprio per evitare la tragica caduta nel vuoto. Se poi consideriamo, come si è detto ed anche visto, dalle poche immagini disponibili, che il pullman viaggiava a velocità molto bassa (si parla di 6 km/h) è evidente che, nella barriera esistente, più di qualcosa non ha funzionato. Forse perchè la stessa era vecchia di 50 anni, o meglio perchè, come le stesse immagini mostrano, non è neanche lontana parente della H2.
Strade non a norma? Chiudiamole!
In copertina, abbiamo affiancato la barriera di Mestre, per la parte rimasta integra (si fa per dire, vista la ruggine che denota una vetustà incontrovertibile) con una barriera a norma. Ogni commento è superfluo, anche se una domanda nasce spontanea: in Italia, quante strade, quanti viadotti si trovano nella stessa condizione? E quanti veicoli dovranno saltare nel vuoto per decidere, una volta per tutte che esistono solo due alternative: o queste strade, e le loro barriere “sicurvia” (come si chiamavano una volta) sono messe a norma, oppure occorre chiuderle al traffico.
Se è vero quello che un giorno si e l’altro pure viene dichiarato sulla sicurezza stradale, questo è l’unico modo di affrontare queste situazioni. Complicato, pieno di conseguenze spiacevoli per gli utenti della strada, che si vedranno verosimilmente privare di buona parte della rete viaria, ma necessario.
Forse, nella consapevolezza di queste due uniche opzioni, che non contemplano il rischio della vita per ignari cittadini ed autisti, qualcosa finalmente si muoverà. Anche perchè non è affatto vero quello che si dice spesso: mancano i soldi! Il PNRR ci ha insegnato che il vero problema del Bel Paese non è la mancanza di risorse, ma la lenta, lentissima burocrazia. La quale, anche nel caso di Mestre, ha avuto la sua macabra parte, visto che il progetto per adeguare quel viadotto c’era ed era in fase di attuazione. Ma arriverà troppo tardi per i 21 passeggeri di quel pullman che non ci sono più.