Dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Sindaco, Assessore alla mobilità e Ministra delle Infrastrutture e Trasporti sul sistema Tram di Palermo in conferenza stampa nella giornata di lunedì 14 dicembre scorso, è il momento di fare delle valutazioni.
Abbiamo ascoltato cifre roboanti, come la previsione di 120.000 automobilisti che, ogni giorno, si trasferiranno, a rete completa, sul tram. Cifra interessante, se confrontata agli abitanti di Palermo, che non arrivano a 700.000. Ci sarebbero quelli dell’area metropolitana, ma il nostro PUMS, citato dall’assessore Catania, si era distinto, fino ad aprile scorso, per non averli minimamente previsti.
Se abbiamo capito bene, a rete completata si prevedono 80 milioni di passeggeri l’anno sui tanti tram in circolazione. Se consideriamo i 120.000 automobilisti convertiti al ferro di cui sopra, dovrebbero essere, su base annua, circa 44 milioni. Gli altri 36, probabilmente, dovrebbero essere ex utenti di altri mezzi pubblici, o ex pedoni, e, tornando ai flussi su base giornaliera, concorrerebbero alla cifra di 220.000 utenti del tram in media ogni giorno dell’anno. Troppa grazia, Sant’Antonio. Ci chiediamo, a questo punto, quali palermitani rimangano per utilizzare non soltanto l’automobile, ma anche altri sistemi di trasporto che ci sono costati fatica e disagi durante la loro costosa realizzazione, peraltro ancora in corso: ci riferiamo a Passante ed Anello ferroviario, ad esempio. Tutti ignorati a favore dell’asso pigliatutto: il tram.
Eppure, proprio il PUMS, tirato in ballo, non richiesto, dall’assessore Catania dice cose ben diverse: solo con l’apertura della MAL, nel 2028, a rete tram interamente in esercizio da un pezzo, si avrebbe un’apprezzabile riduzione del traffico privato, anche se quest’ultimo manterrebbe percentuali di tutto rispetto. Con orizzonte 2030, il PUMS tanto caro ai nostri amministratori stima che il 40,1% degli spostamenti avverrebbe ancora in automobile. Mentre, cosa ancora più clamorosa, il 9,6% soltanto userebbe il tram. Meno di un quarto degli utenti dell’automobile!
Facciamo due conti con riferimento all’anno 2030, sperando che tornino, alla luce dei numeri snocciolati, tanto orgogliosamente in conferenza stampa: se 220.000 viaggiatori giornalieri corrispondono al 9,6%, abbiamo quasi 2.300.000 palermitani in movimento nei vari modi di trasporto palermitani. Di questi il 40,1% userebbe l’automobile, ovvero circa 916.000 utenti. La domanda sorge spontanea: quanti abitanti dovrebbe avere la città nel 2030 per generare tanti spostamenti?
Anche considerando 2 spostamenti al giorno per cittadino, considerando che solo la parte più attiva della popolazione e che occorre escludere anziani, ragazzi in età prepuberale, neonati, gente che non ha nessun motivo, o voglia (i nati stanchi tanto cari ai concittadini Ficarra e Picone) di muoversi e altre categorie di cittadini, ci troviamo comunque una città che supera abbondantemente i due milioni di abitanti. Ciò ci fa sospettare, sommessamente, che al Comune abbiano un tantino sopravvalutato le capacità riproduttive dei nostri concittadini, capaci persino di ribaltare completamente la tendenza al ribasso della popolazione che si registra da oltre un ventennio.
E comunque, se dopo aver speso oltre un miliardo di euro, considerando le somme impiegate per le linee attualmente in esercizio e gli 800 milioni finanziati dal MIT e dal Patto per Palermo, poco meno di un milione di spostamenti si dovesse effettuare ancora in automobile, sarebbe un disastro. Anche perché gli automobilisti si troverebbero ad utilizzare strade drasticamente ridimensionate dalle rotaie tranviarie, peraltro non separate da barriere fisiche.
A meno che i dati del PUMS di aprile, già fortemente stigmatizzati dal MIT, non siano stati ribaltati dalle integrazioni introdotte prima della approvazione dello stesso a settembre. Magari aggiungendo le previsioni demografiche di cui sopra. E qualche miracolo.
A proposito di miracoli, a quanto c’è stato spiegato, su nostra specifica domanda, sembra proprio che il sistema e rete completa riuscirà ad azzerare gli attuali costi di gestione, che ammontano a ben 11 milioni di € l’anno. Ci è stato spiegato che il piano di gestione finanziaria del sistema, attraverso il quale è possibile verificare che i suoi costi sono compatibili con le entrate dell’azienda esercente, cioè AMAT, è redatto ed allegato al PUMS; con qualche sorpresa da parte nostra che il PUMS lo conosciamo e non ricordiamo di aver letto nulla del genere. Fatta eccezione, ovviamente, per le integrazione apportate nell’ultima versione, quella approvata dal MIT.
Sappiamo però che le previsioni dei flussi di traffico, come sopra riportate, prevedono l’esercizio del tram insieme alla MAL, dal 2028 in poi, e lo abbiamo fatto notare, insieme alla domanda: se non si facesse più la MAL (come è probabile)? Senza i flussi indotti dalla metropolitana, gli introiti tariffari (cioè i proventi della vendita di biglietti ed abbonamenti) sarebbero ancora sufficienti a sostenere le spese del sistema tram? Nessuna paura: a detta dell’assessore, il fantomatico piano, a noi tuttora sconosciuto, è stato redatto con due scenari, con o senza la MAL; e, naturalmente, in entrambi i casi prevede che andrà tutto bene.
Se non è un miracolo questo….