L’idea della sistemazione a 3 corsie della circonvallazione non è una novità: se ne parlava in una pubblicazione dell’Istituto di Costruzioni Stradali della facoltà di Ingegneria di Palermo di metà anni 90*, alla quale il sottoscritto partecipò attivamente. Si trattava, a detta di autorevoli esperti, dello studio più accurato mai realizzato su questa importantissima arteria palermitana.
Non ci meravigliamo affatto che l’idea venga ripresa dal nuovo assessore comunale al traffico. Sappiamo però che l’idea, da sola, non è destinata a risolvere i problemi che affliggono questa strada. Infatti, la sua attuazione non comporterà l’eliminazione degli assurdi limiti di velocità a 50 se non addirittura a 30 (quest’ultimo a causa delle condizioni del Ponte Corleone), nè la sparizione di 2 ancora più assurdi semafori. Trascuriamo volutamente ogni considerazione sulla regolarità di questa suddivisione, dal momento che la normativa apposita non prevede nè le corsie da 3 m., nè la corsia di emergenza da 2,5.
Ma c’è di più: come al solito, si pensa in piccolo, a Palermo. Ovvero, si mettono sempre in campo interventi a breve termine, dal facile riscontro da parte dei futuri elettori. Guai a programmare interventi seri, a lungo termine.
Abbiamo già accennato ai problemi di questa arteria, nata quando girava intorno al centro cittadino, mantenendosene a debita distanza. E divenuta, di fatto, una vera arteria urbana. Basta recarsi a piazzale Einstein a qualsiasi ora del giorno per rendersi conto di trovarsi in un ambito prettamente urbano,che nulla a da invidiare ad una piazza centrale di Roma o Milano. Altro che circonvallazione.
Sorprende che, chi vive a Palermo e l’amministra, non si renda conto della evidenza di questa situazione, degna di ben altri interventi. Sorprende ancor di più se parliamo di amministratori attentissimi, a parole, alle tematiche legate alla vivibilità urbana. Qualità, quest’ultima, assente ai margini della circonvallazione, con flussi di traffico di migliaia di veicoli l’ora, destinati ad incrementarsi anche grazie alle 3 corsie, a pochi metri dagli edifici. Con l’impossibilità di attraversamento pedonale, se non grazie ai due semafori sopra accennati (all’altezza di via Perpignano e di piazzale Giotto) e grazie a 3 sovrapassi, distribuiti nei 5 km centrali del viale. Un quadro degno di una megalopoli asiatica, più che di una metropoli europea.
Che fare? Normalmente, in tutte le città che hanno problemi del genere, si penserebbe a spostare l’arteria da qualche altra parte: all’esterno della città o sottoterra. Da noi, non si prevede nè l’una nè l’altra cosa. Una tangenziale esterna è stata chiesta a gran voce da vari enti, dall’ANAS alla GESAP, passando per l’ex Provincia, ma è sempre stata respinta, con forza, dall’amministrazione comunale. Di interrare la circonvallazione almeno nel tratto centrale (da corso Calatafimi a viale Lazio) non se ne parla solo sul web: l’opera è prevista all’interno del Piano Strategico per Palermo “Capitale dell’Euromediterraneo”. Nello strumento di programmazione l’intervento è classificato a “priorità alta” e con fattibilità nel lungo periodo… Ma, a giudicare dalle priorità palesate dall’attuale amministrazione, l’intero Piano sembra essere finito in chissà quale cassetto…
Intanto, becchiamoci le tre corsie. Con buona pace di chi abita ai margini della circonvallazione e di chi vuole disincentivare l’uso dell’automobile.
Domanda conclusiva: sul Ponte Corleone, sottoposto alle note limitazioni di carico, come può essere consentito di disporre i mezzi su tre file parallele anzichè due, incrementando del 50% il carico medio gravante sulla struttura?