LA VISIONE DEL FUTURO SECONDO CALENDA: BENE IL PONTE E LE INFRASTRUTTURE IN SICILIA, MA LA PRIORITA’ VA AI PORTI DEL NORD.
In visita in Sicilia, Carlo Calenda, leader di “Azione” ha presenziato a Messina ad un incontro con la cittadinanza, al fine di spiegare il suo programma per governare il paese. Un programma che ha come scopo la modernizzazione dell’Italia, attraverso lo sviluppo economico e la ripresa delle attività produttive, ma anche tramite il controllo dei social e la tassazione delle multinazionali dei servizi di vendita on-line.
Fra le idee esposte alla platea, la necessità di limitare l’accesso i social per evitare ai nostri giovani di finirne a loro volta controllati, con conseguenze dannosissime sui comportamenti e sul grado di attenzione delle nuove generazioni. Far rispettare, ad esempio, il limite minimo di 14 anni per l’accesso ai social, con una limitazione della quantità di ore dedicate allo smartphone.
Per quanto riguarda le multinazionali, Calenda propone senza mezzi termini la tassazione della fatturazione dei giganti dell’e-commerce come Amazon; un’azienda citata anche per la gestione disumanizzante del personale, costretto ad un controllo della propria attività lavorativa che lascia poco spazio al rispetto della persona.
Fortemente critico rispetto all’attuale dialettica politica, incentrata sull’immediato e non più sul futuro, sull’apparire piuttosto che sull’essere, secondo l’ex ministro, la politica deve tornare al suo ruolo tradizionale di guida per il Paese, non di ricerca forsennata ed acritica del consenso fine a sé stesso. E, in effetti, il leader di “Azione” non le manda certo a dire.
Riguardo al Mezzogiorno, Calenda non nega la necessità di uscire dall’attuale crisi economica, che vede crescere sempre più il divario rispetto al nord. Le cause, a suo avviso, vanno però cercate nell’elettorato, non abbastanza “maturo”, che negli ultimi anni ha portato alle leve del potere un personale politico inadeguato. A tal proposito fa l’esempio di figure come Rosario Crocetta, ricordando i suoi colloqui, poco costruttivi da Ministro dello Sviluppo Economico con l’ex presidente della Regione siciliana.
Posizione certamente condivisibile per quanto concerne la qualità della classe politica regionale ma, da un esponente nazionale di cotanto rilievo, ci saremmo aspettati qualcosa in più che dare la colpa ai cittadini siciliani.
Non poteva mancare il tema delle infrastrutture, a cominciare dal Ponte sullo Stretto. Una infrastruttura, dice Calenda, di cui si parla troppo, senza fare mai niente. Quindi, un approccio favorevole alla sua realizzazione, purtroppo rinviata alle calende greche dalle decisioni prese dal governo in carica e da quelli precedenti.
Interessante la replica di Calenda ad una delle domande più “pepate” provenienti dalla platea, da parte dell’ing. Giovanni Mollica. Il quale, senza pensarci due volte, ha rimproverato l’ex ministro di “non capire nulla del sud” ed ha chiesto come mai non si punti alla Sicilia come terminale dei containers provenienti dal Far East e diretti verso l’Europa.
La risposta di Calenda è stata altrettanto “tranchant”, con il rimprovero all’interlocutore di “non capire nulla di logistica”. Per il leader di “Azione”, infatti, la Sicilia non potrà mai essere l’hub portuale del Mediterraneo, essendo lontana dai principali centri di consumo europei. Quindi una nave non attraccherebbe mai a Termini Imerese, così come ad Augusta per scaricare containers e trasferirli su vettori di trasporto terrestre, ma dovrà continuare a usufruire del transhipment, trasferendo le merci a navi più piccoli diretti verso i diversi porti del Mediterraneo. Si è quindi apertamente detto contrario alla “retorica della portaerei del Mediterraneo” a proposito della Sicilia.
Inutile rammentare al buon Calenda che il Pireo, Algeciras e Valencia, che si affacciano sul Mediterraneo esattamente come quelli dell’Italia meridionale, ambiscono proprio al ruolo “gateway” a cui si riferiva l’ing. Mollica e stanno lavorando alacremente affinchè si completino quei corridoi TEN-T previsti appositamente dall’Unione Europea per essere collegati ad Alta Capacità con l’Europa centrale. La sua idea, rimane quella sposata dall’attuale governo e dai precedenti, che hanno cristallizzato su Genova e Trieste la loro attenzione, destinandovi la quasi totalità dei fondi previsti all’interno del PNRR per la portualità su tutto il territorio nazionale.
Una visione senza lungimiranza, che ci farà trovare assolutamente impreparati tra venti o trent’anni (tempo necessario per la realizzazione di un sistema infrastrutturale e portuale moderno), quando l’interscambio con l’Africa sarà esploso. Anche in questo caso, ci saremmo aspettati qualche considerazione un po’ più coraggiosa, anche per distinguersi dal coro “nordista” della politica italiana.
Ci congediamo da Carlo Calenda con un’impressione tutto sommato fiduciosa nelle capacità, assolutamente indubbie, del personaggio, che ha saputo ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto a livello nazionale. E che, forse, dovrebbe guardare con maggiore umiltà all’elettorato, che, come dice un vecchio adagio, ha sempre ragione. Con un occhio di maggior riguardo a quello meridionale ed alle sue aspettative che, finora, i partiti nazionali non hanno saputo cogliere.