STUDI SCIENTIFICI DIMOSTRANO COME LE DISCARICHE INQUININO MOLTO PIU’ DEI TERMOVALORIZZATORI. SENZA CONSIDERARE LE EMISSIONI IN CASO DI INCENDIO.
Qualche giorno fa abbiamo commentato la notizia dell’inquinamento da diossina che gravava sulla città si Palermo subito dopo gli incendi del 25 luglio scorso, che avevano interessato la discarica di Bellolampo, sulle colline che circondano la città.
E avevamo sottolineato come un singolo incendio della discarica fosse molto più inquinante dell’attività di un termovalorizzatore per decenni. Una considerazione che cozza contro la vulgata ricorrente dell’ambientalismo di facciata, che vede i termovalorizzatori come nel medioevo vedevano la peste bubbonica.
Esistono però studi condotti da Enti non certo assimilabili a petrolieri, cementificaori e palazzinari che confermano quanto sostenevamo. E per fare ancor maggiore chiarezza sul tema, abbiamo pensato bene di approfondirne la conoscenza.
Uno studio di Amici della Terra, intitolato «L’impatto della gestione dei rifiuti sulle emissioni di gas serra – 1990-2019», dimostra che «Le inadempienze, non gli inceneritori, fanno male al clima». Lo studio è stato selezionato dal Ministero della Transizione ecologica per «All4Climate 2021». Secondo lo studio, le emissioni di gas serra più rilevanti e dannose per il clima non derivano dagli inceneritori, ma dall’uso ancora abnorme delle discariche nella maggioranza delle Regioni italiane che, colpevolmente, non si sono dotate degli impianti utili a chiudere il ciclo dei rifiuti.
Infatti, mentre il fattore di emissione medio dell’incenerimento con recupero di energia risulta, per il 2019, pari a 800 kg CO2equivalente per tonnellata, quello delle discariche è 1.400 kg CO2equivalente per tonnellata: a parità di rifiuti trattati le discariche emettono quasi il doppio.
Inoltre, come riportato nello studio:
“Nel caso del recupero energetico, però, si devono considerare oltre ai debiti, le emissioni dirette, anche i crediti, le emissioni evitate, fra cui:
• le emissioni che si avrebbero se lo stesso rifiuto fosse mandato in discarica invece che incenerito. In discarica si genera metano, un gas serra circa 25 volte più potente della CO2 nei primi 100 anni;
• l’energia immessa in rete, che sostituisce quella proveniente da altri impianti di produzione e quindi emissioni evitate di CO2 equivalente che altrimenti sarebbe emessa in funzione del mix energetico di riferimento;
• il riciclo dei metalli dalle scorie che dovrebbero essere altrimenti prodotti da materia prima con processi che generano emissioni;
• il recupero delle scorie stesse come materiale secondario da costruzione.”
Nelle conclusioni di cui sopra non sono computati gli effetti degli incendi dolosi degli impianti di stoccaggio e trattamento, di cui pero lo studio degli Amici della Terra tratta, sottolineando la pericolosità degli stessi, peraltro in continuo aumento:
“La congiuntura internazionale legata alla chiusura del mercato cinese di taluni materiali, in particolare plastica, ha determinato un sovraccarico di materia non gestibile e ha dato luogo a incendi dolosi “liberatori”. Alla fine di gennaio del 2018, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha prodotto, a seguito di numerose audizioni e sopralluoghi, una relazione sul fenomeno degli incendi negli impianti di stoccaggio e trattamento di rifiuti nella quale descrive il fenomeno cercando di tracciare alcune raccomandazioni. La Commissione registra 71 incendi nel 2015 e 65 nel 2016, con un vistoso incremento nell’anno 2017 con ben 72 incendi per i soli primi 8 mesi.”
Un altro fattore sottovalutato è il trasporto dei rifiuti. L’insieme dei risparmi dovuti alla sostituzione dell’energia e delle materie prime e all’aver evitato gli impatti legati al conferimento in discarica rende negativo il bilancio dell’incenerimento con recupero di energia. Le emissioni di gas serra, cioè, vengono tagliate. Un beneficio per il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici.