L’AEROPORTO DI FONTANAROSSA ANCORA IN CRISI DOPO L’INCENDIO DEL 16 LUGLIO – UN DISASTRO AMPIAMENTE PREVEDIBILE
Era il 16 luglio quando un incendio ha messo KO l’intera aerostazione di Fontanarossa. Un incendio che non sembra essersi sviluppato, come si è detto nei giorni scorsi, dal cavo di alimentazione di una stampante. Dalle ultime indiscrezioni si è saputo che molto più probabilmente l’incendio sia scaturito da alcuni cavi surriscaldati per l’eccessivo consumo di corrente, ubicati sotto il pavimento di un autonoleggio. E sembra pure che dopo la segnalazione, in particolare del fumo che fuoriusciva da alcune grate, i soccorsi siano intervenuti con un certo ritardo, consentendo al fuoco di espandersi.
A prescindere dalle cause, e dalle fantasiose ricostruzione della prima ora (dare la colpa al cavo di una stampante è troppo da credere anche per un’opinione pubblica fin troppo abituata ad “inesattezze” giornalistiche), un dato è certo: a causa di un incendio, peraltro circoscritto e domato in poche ore, da 16 giorni tutto il sistema dei trasporti aerei da e per la Sicilia è in tilt. E lo rimarrà chissà fino a quando, dato che nessuno, ma proprio nessuno, azzarda una data in cui tutto tornerà alla normalità.
Di date, in realtà, ne sono date tante: anche noi abbiamo riportato la notizia, diffusa da SAC, del ritorno alla normalità già mercoledì 19 luglio. Appuntamento ancora rinviato al 25 luglio e poi ad una imprecisata data “in agosto”. Continui rinvii che hanno lasciato interdetti anche noi che, di cose strane, ne abbiamo viste tante.
E mentre il partito di Cateno De Luca (che da sindaco di Taormina stima nel 50% le disdette delle prenotazioni da parte dei turisti) chiede una commissione parlamentare di inchiesta, gli amministratori regionali appaiono impotenti rispetto ad un evento che non solo poteva, ma DOVEVA essere previsto. Prima di tutto dalla SAC, che per anni sembra essersi seduta sugli allori della continua crescita dei passeggeri in transito nello scalo catanese, che hanno superato i 10 milioni annui. Come se non stesse nella normalità delle cose, per un aeroporto che ha come bacino d’utenza i 2/3 di un’isola collegata malissimo, via terra, al continente.
Senza Alta Velocità e treni degni di questo nome, con un collegamento stabile sempre discusso ma mai realizzato, il monopolio del vettore aereo non conosce discussioni, al punto da consentire alle compagnie operanti in Sicilia di praticare i prezzi che vogliono. Ed alle società di gestione degli aeroporti di veder crescere la loro importanza, anche al di là della capacità di governance che, come si è visto, ha mostrato la corda alle prime difficoltà.
Società che in Sicilia abbondano (sono sei per altrettanti aeroporti, fra cui Lampedusa e Pantelleria..) e che troppo spesso abbiamo visto impegnarsi in inutili e stucchevoli querelle con gli aeroporti concorrenti, andate in scena, tra Catania e Palermo, persino in questa triste occasione. E che spesso hanno vantato la loro crescita pur sapendo che questa avveniva a discapito dei fratelli poveri, interpretati da Birgi e Comiso. I quali, in barba ad una qualsivoglia collaborazione, si sono visti troppo spesso spogliati, ad opera dei vicini “potenti” di quei pochi voli che, in passato, li avevano preferiti.
Sembra che, in tutt’altre faccende affaccendati, i responsabili di queste strutture abbiano perso di vista la cosa più importante: la loro stessa gestione.
Come si fa a non aver predisposto per tempo un piano di emergenza per una situazione come questa? E’ così difficile prevedere in piena estate un sovraccarico alle linee di alimentazione elettrica con le inevitabili conseguenze? E che fine hanno fatto i sistemi di sicurezza che, in questi casi, dovrebbero prevedere il distacco automatico della corrente, come avviene in un qualsiasi appartamento privato in caso di sovraccarico? Chi doveva controllare e non lo ha fatto? E ci fermiamo qui, per carità di patria.
Disattenzioni e superficialità che vanno sicuramente accertate, ma che non si fermano al livello locale: il sistema dei trasporti è andato in tilt ovunque in Sicilia, e la gente continua ad andare da un aeroporto all’altro su mezzi di fortuna, spesso scomodi e senza poter contare, se non per minime tratte, su quello che, nei proclami, doveva essere il fiore all’occhiello dei trasporti regionali: il treno.
Delle “disattenzioni” della Regione abbiamo già detto, ma è francamente inaccettabile che coloro che hanno affidato al turismo il futuro della Sicilia, rimangano praticamente inermi di fronte all’indegno spettacolo di centinaia di turisti che bivaccano sotto il sole, stesi per terra, in attesa che qualcuno dica loro cosa fare. Limitandosi a sottolineare inesistenti campagne di stampa a discapito dell’isola, orchestrate, come al solito, dai soliti giornalisti malevoli.
Riuscirà questa emergenza a far aprire gli occhi alla nostra politica ed al suo sottobosco di fidati occupatori di posti di sottogoverno? Ne dubitiamo, visto il radicamento di certe cattive abitudini, che portano la competenza e l’abilità manageriale lontano dalle posizioni più strategiche, a favore dell’amicizia e della cieca fedeltà.