LE DICHIARAZIONI DELLO SHOWMAN, SONO DEL TUTTO FUORVIANTI. L’IGNORANZA E LA DISINFORMAZIONE ALLA BASE DEL PENSIERO BENALTRISTA
“Prima di fare il Ponte facciamo le strade della Sicilia, facciamo il binario doppio della ferrovia. Che sulla Catania-Palermo si vanno ad allenare i motociclisti della Parigi-Dakar”. Queste le dichiarazioni di Fiorello nella diretta giornaliera su Facebook in cui si sta ‘allenando’ per il ritorno in RAI con Viva Rai2.
Lo show-man siciliano si iscrive, pertanto, nella lunga lista dei “benaltristi” meridionali. E ci dispiace, perché da una persona che riteniamo intelligente, oltre che divertente, ci saremmo aspettati qualche riflessione più attenta. Anche perché, nel novero degli artisti, persino di orientamento politico tradizionalmente ostile al Ponte, abbiamo sentito valutazioni meno superficiali: ci riferiamo, ad esempio, a Pino Caruso, ma anche ad Andrea Camilleri o a Franco Battiato.
Quello benaltrista è il classico tema dalla doppia faccia: l’affermazione di Fiorello lo incarna in pieno, perchè appare subito condivisibile: chi non preferirebbe infrastrutture concrete come la strada ben percorribile e la ferrovia veloce a doppio binario, ad un’opera così complessa ed ardita da apparire fantascientifica (opera “immaginifica” come ebbe a dire Giuseppe Conte da Presidente del Consiglio)? Ma se ci si informa correttamente, e si riflette un pò, si scopre di essersi completamente sbagliati.
Solitamente, infatti, è colui che del Ponte sullo Stretto non sa nulla che si improvvisa benaltrista. E che ad una frase come quella che abbiamo riportato risponde ”si, vero”, come per un riflesso pavloviano, basato sulla scarsa o errata informazione.
Innanzitutto, occorre chiarire che non parliamo di un’opera fantascientifica o immaginifica, checchè ne dica Conte, la maggior parte della stampa e buona parte dell’”intellighenzia” di sinistra. Parliamo infatti di un’opera progettata, appaltata (nel 2006) e persino avviata, con i primi cantieri sulla sponda calabrese, per spostare la ferrovia che ricadeva sul sedime del pilone del Ponte, a Cannitello.
Opera la cui realizzabilità, in ambito tecnico, non è più messa in discussione da almeno 30 anni, ed è sancita da advisors internazionali, come Parson corporation, e dalle recenti realizzazioni nel campo. Pochi, a parte gli addetti ai lavori, sanno che l’impalcato del Canakkale Bridge, attualmente il ponte sospeso più lungo del mondo (campata centrale di 2.023 m.) è una copia esatta di quello progettato per il Ponte sullo Stretto. Cosa già successa per diversi ponti similari realizzati o progettati in Cina.
La conoscenza di queste poche informazioni comporterebbe, per i benaltristi, la comparazione del Ponte alle opere pubbliche più comuni. E’ un primo passo avanti, ma probabilmente non basterebbe, perché occorrerebbe superare la domanda: cosa conviene fare prima? Il Ponte o la sistemazione di strade, ferrovie, etc.?
A questa domanda chi conosce il mondo delle Opere Pubbliche normalmente non risponde. Perché sa che essa è quanto meno malposta.
Non possono, infatti, paragonarsi fra loro opere di ordinaria o straordinaria manutenzione con opere da realizzare ex novo. Le prime sono, semplicemente, atti dovuti, che spettano di diritto a tutti i cittadini che pagano le tasse. Le opere ex-novo devono invece rispettare altri requisiti, come l’analisi costi-benefici e la fattibilità tecnica. Detto di quest’ultima, resta quindi da capire se conviene realizzare il Ponte, ovvero se il suo costo è compensato dai benefici che apporterebbe alla società.
Anche in questo caso la risposta è scontata, ed è dimostrata, se non altro, dalla circostanza che, per realizzarlo, nel bando di gara con cui fu affidato, nel 2005, era previsto il Project Financing, ovvero un meccanismo che consente la realizzazione di un’opera pubblica da parte di un privato che poi la gestirà, incamerando gli introiti tariffari derivanti dal suo utilizzo per recuperarne i costi. Senza contare che gruppi cinesi, come è noto, offrirono una decina di anni fa alla Stretto di Messina s.p.a di realizzarlo interamente a loro spese.
A proposito di ciò, si potrebbe mettere da parte l’ultima obiezione: ci sono i soldi? Ma, anche senza i cinesi, e persino senza l’intervento privato, sappiamo che ci sono: la UE si è già detta disponibile a finanziare l’opera, che rientra nel corridoio CORE Helsinki-La Valletta. E, comunque, ci sarebbe stata la possibilità di inserirla nel PNRR, che prevede 209 miliardi di investimenti, per un importo di “appena” 5 miliardi di euro che comprende, oltre all’attraversamento vero e proprio, anche le opere di allaccio ferroviario e stradale. Possibilità a cui ancora, volendo, si potrebbe ricorrere chiedendo una modifica allo stesso Piano. Non sarebbe certo l’Europa, che lo finanzia, a tirarsi indietro. Senza bisogno di sottrarre preziose risorse a strade, ferrovie etc.
Ma quel che più ci interessa, in questa disamina del benaltrismo alla Fiorello, è un altro aspetto: la differenza di percezione, da parte dei cittadini siciliani, o comunque meridionali, dell’importanza delle Opere Pubbliche. Molto spesso equiparate più ad occasioni di ruberie di vario tipo che a meri strumenti di sviluppo, quali esse sono. Capita raramente, infatti, di sentire un cittadino, magari un comico del nord, dichiararsi contrario al Terzo Valico piuttosto che alla pedemontana veneta. Persino l’impattante e costosissimo MOSE è passato ed è stato realizzato, non senza problemi, con l’assenso dell’opinione pubblica.
Per il Ponte questo non succede, perché pochi ne hanno capito l’importanza. Molti lo considerano ancora un problema di collegamento tra Messina e Reggio Calabria. Altri non sanno che prevede anche il passaggio della ferrovia. Altri ancora pensano che vi passi solo la ferrovia, e non l’autostrada. Insomma, siamo ancora al tema della scarsa informazione o, per meglio dire, alla pessima informazione, spesso “schierata” contro l’opera. E, in questo caso, poco abbiamo da addebitare a siciliani e calabresi.
Diversa è la nostra sensazione di fronte all’atteggiamento rinunciatario, di chi chiede “prima” l’essenziale, poi il Ponte, ritenuto magari superfluo. Un atteggiamento da cittadini di serie B (senza offesa per Fiorello). Perché sembra quasi che la consapevolezza di essere destinatario delle briciole, in un Paese che vede la propria “locomotiva” produttiva altrove, produca il ridimensionamento delle proprie richieste. Limitandole all’essenziale: toglieteci le buche dalle strade, sistemate scuole ed ospedali, aggiustateci le ferrovie, prima di fare qualsiasi altra cosa. Per favore!
Anche in questo caso, affermazioni apparentemente condivisibili, ma fuorvianti nel loro effetto. Perché si confonde il regolare funzionamento delle opere pubbliche, diritto acquisito dal cittadino, con la realizzazione di nuove opere pubbliche che ne accrescerebbero la ricchezza: ma anche questo è un diritto del cittadino. Almeno di quello che si ritiene cittadino a tutti gli effetti
Diversamente, ed è quello che accade ai benaltristi, ci si considera cittadini di serie B. Un atteggiamento da colonizzati, che dà ragione a chi, come Pino Aprile, sostiene da sempre la prevaricazione del sud Italia da parte del nord, che permane intatto a 160 anni dall’unificazione d’Italia.
Esseri inferiori, questi meridionali, ai quali non è dato avere quello di cui invece godono i cittadini di serie A: strade in perfette condizioni, ferrovie a doppio o singolo binario in piena efficienza, ma anche nuove strade, nuove autostrade e nuove ferrovie, magari ad Alta velocità. Opere ben più costose del Ponte sullo Stretto come il Terzo Valico, la Gronda o la Pedemontana Veneta e la AV Brescia-Verona, ma che vengono accolte con entusiasmo, spesso pretendendole, dai cittadini dei territori che ne usufruiranno.
Dalle nostre parti, invece, molti cittadini preferiscono comportarsi da questuanti, riducendosi a chiedere, col piattino in mano, quello che spetta loro di diritto. E’ quello che è successo anche a Fiorello. Ma temiamo che non se ne sia reso conto.