SUI SOTTOSERVIZI DA SPOSTARE PER L’AMPLIAMENTO DEL SISTEMA TRAM DI PALERMO, CONTINUA LA DISINFORMAZIONE

Come sappiamo, i menestrelli della vecchia amministrazione comunale di Palermo sono sopravvissuti alla sua scomparsa. E, con essi, sono rimaste vive e vegete le pessime abitudini, come quella di disinformare sistematicamente i cittadini. Un torto che fanno soprattutto all’intelligenza dei loro lettori, a quanto ci risulta sempre più pochi.

Sul tram e sui sottoservizi abbiamo già trattato in un precedente articolo, a proposito di alcune prese di posizione politiche. Ma, l’argomento, come sappiamo, è tanto caro ai disinformatori seriali di cui sopra che, spinti da imperscrutabili motivi, si sono superati.

Premettendo che avrebbe fatto chiarezza sulle tante inesattezze scritte sull’argomento (sic!), l’ignoto estensore di un editoriale comparso recentemente in rete si è perso in una interminabile serie di citazioni di documenti burocratici. D’altronde, quando si vuole dare un tono di competenza, cosa c’è di meglio che copiare il testo di un atto amministrativo? Non sarà il massimo della chiarezza per il comune cittadino, ma vuoi mettere la fatica risparmiata?

E così, tra un copia-incolla e l’altro, lo scienziato che ha vergato l’articolo è giunto  persino ad affermare che, con una determina dirigenziale, agli enti gestori dei sottoservizi da spostare a causa della realizzazione delle nuove linee tranviarie, è stato intimato di farlo entro il 31 dicembre 2021. Una castroneria epocale, che mai potrebbe essere oggetto di una determinazione di un funzionario comunale, per quanto elevato possa essere il suo ruolo.

Ma, in questa sede, non vogliamo tediare il lettore con il burocratese. Ci basta solo rilevare che l’informazione è del tutto priva di fondamento: questo termine perentorio non esiste. Sarebbe impossibile, peraltro, adempiervi, senza uno straccio di progetto esecutivo: quello del Sistema Tram, allo stadio di definitivo, deve ancora essere approvato.

Così come non esiste, per entrare nel merito della vicenda, alcun obbligo per gli Enti gestori e le municipalizzate di farsi carico degli oneri per lo spostamento dei sottoservizi. Checchè ne potesse dire l’amministrazione uscente (che speriamo non dica anche quella attuale), una tale fattispecie violerebbe platealmente la Legge fondamentale degli appalti: il Codice dei Contratti Pubblici. Che all’articolo 27, comma 6, prevede esplicitamente che “il soggetto aggiudicatore si impegni a mettere a disposizione in via anticipata le risorse occorrenti” (1).

Una prassi che, non facendo i pennivendoli ma operando nel settore da decenni, conosciamo benissimo, per esperienza diretta. Le risorse occorrenti allo spostamento dei sottoservizi , per ottemperare alla norma suddetta (ma anche alle previgenti, praticamente da sempre) vengono quantificate in sede di progettazione ed inserite tra le “somme a disposizione” dei quadri economici.

Non fanno, quindi, parte dell’appalto principale (in cui ricadono i “lavori a base d’asta”) ma possono essere utilizzate per altre opere collaterali, non inserite nell’appalto. Ad esempio, opere specialistiche come lo spostamento di un cavo ad alta o media tensione, o di un acquedotto, o di un grosso collettore fognario. La prassi, in questi casi, è procedere al loro affidamento direttamente agli Enti Gestori, ad esempio mediante procedura negoziata senza previa indizione di gara (art. 63 dello stesso Codice dei contratti). Altro che dare addosso ai responsabili di tali Enti, individuati come comodi capri espiatori.

Certo, rimane disdicevole la scarsa collaborazione nella fase progettuale, dal momento che, a quanto sembra, è stata scarsa  la collaborazione in sede di Conferenza dei Servizi. Ma questo non può essere un motivo valido per addossare sulle spalle degli Enti Gestori tali oneri: stiamo parlando di spostare tubi, cavi e collettori lungo tutto il percorso di linee tranviarie che per chilometri percorreranno la parte più centrale della nostra città, nel cui sottosuolo si trova, notoriamente, di tutto.

Che tali Enti non posseggano la contezza dell’entità di ali reti, e che per questo abbiano avuto notevoli difficoltà a fornire le informazioni necessarie, è del tutto plausibile in una grande città dove la gestione delle municipalizzate non ha quasi mai brillato per efficienza. Ma finisce per essere un problema anche per altri enti, esterni al Comune, che spesso perdono la memoria storica degli stessi sistemi gestiti.

Il che non giustifica nessuno, ma avrebbe dovuto suggerire all’amministrazione comunale più miti consigli. Ad esempio, procedere ad una mappatura congiunta delle reti, direttamente sui luoghi, mediante sistemi tecnologici esistenti (georadar) già adottati in fase di progettazione definitiva, coadiuvati da tutto quello che, in termini di documentazione, potevano offrire i gestori. Una metodologia che avrebbe reso minime le imprecisioni nel rilevamento delle reti e, soprattutto, nel calcolo degli oneri relativi al loro spostamento.

E che non rappresenta affatto una novità, dato che lo stesso Consiglio Superiore dei LL.PP. aveva raccomandato nel suo parere del 28 luglio 2021: “… la necessità di avviare ulteriori confronti con i gestori delle reti interferite…”

Invece, come abbiamo visto spesso, si è scelta la strada dei diktat e delle imposizioni, con tanto di contenzioso e ricorsi al TAR come quello, poi perso, presentato da TERNA per impugnare gli atti della Conferenza dei servizi. Tutte cose che finiscono per rallentare il procedimento amministrativo, penalizzando proprio chi vorrebbe vedere le nuove linee tranviarie in servizio al più presto possibile.

Un modus operandi difficile da comprendere. I maligni affermano che, in tal modo, il comune abbia voluto scegliere il modo migliore per sostenere una parte delle spese di extra-costo emerse in fase di redazione del progetto definitivo che, passando al maggior dettaglio, ha evidenziato diverse, costose, criticità. Da ribaltare, in questo modo, sulle municipalizzate se non addirittura su enti terzi. Ricorrendo ad altri espedienti (il famoso mutuo) per coprire interamente le spese necessarie, ben superiori al finanziamento disponibile nel decreto “sblocca Italia” (199 milioni di euro circa).

Noi non crediamo che si arrivi a questo punto, e, quanto meno, pensiamo che la nuova amministrazione debba rivedere questo poco efficace e molto problematico approccio al problema. Quantificando come si deve gli oneri per lo spostamento dei sottoservizi e cercando di coprirne le spese con fonti di finanziamento che non incidano, alla fine della fiera, sulle tasche dei palermitani.

Amara conclusione della nostra disamina tecnico-ammnistrativa: quello a cui assistiamo è  una delle conseguenze della scelta di un sistema, quello tranviario, da realizzare interamente in superficie, con gli spiacevoli effetti che i palermitani conoscono avendoli sperimentati tra il 2005 ed il 2015, ai tempi della realizzazione delle linee attualmente in esercizio.

Disagi che, paradossalmente, sarebbero stati quasi annullati se si fosse scelto di realizzare la metropolitana leggera automatica (MAL), all’interno di galleria “a foro cieco” scavate con le TBM (macchine automatiche “Tunnel Boring Machine”), senza conseguenze per la superficie, se non in corrispondenza delle fermate; rammentiamo che queste ultime, in una metropolitana leggera occupano spazi molto ridotti (la banchina di una fermata non supera i 55 m. contro i 130 ed oltre di una metropolitana tradizionale).

Ma della MAL non se ne parla più, neanche dopo il cambio di amministrazione. Con buona pace dei palermitani, per i quali è ancora lontano il tempo in cui potranno rinunciare all’automobile. Ma ai menestrelli in servizio permanente effettivo, questo non interessa.


1: D.L.vo 50 del 18 aprile 2016: Art. 27 comma 6):

Gli enti gestori di reti o opere destinate al pubblico servizio devono rispettare il programma di risoluzione delle interferenze di cui al comma 5 approvato unitamente al progetto definitivo, anche indipendentemente dalla stipula di eventuali convenzioni regolanti la risoluzione delle interferenze, sempre che il soggetto aggiudicatore si impegni a mettere a disposizione in via anticipata le risorse occorrenti.