AMAT sempre più nel caos? Sembra proprio di si. Come se non bastasse la cronica carenza di fondi, ci si mette anche quella di personale: è il caso degli autisti, che, a quanto pare, scarseggiano in quel di via Roccazzo. Le cause: prepensionamenti, ferie e permessi vari, che falcidiano il personale proprio quando se ne sente maggiormente il bisogno laddove serve portare la gente dal centro verso le borgate marinare in periferia. E, per evitare di togliere bus dalla strada, la municipalizzata che fa? Toglie conducenti al tram.
Non ci meravigliamo: ci muoviamo nell’ambito di una gestione del trasporto pubblico locale che naviga a vista, con prospettive a dir poco tetre rispetto alla sostenibilità finanziaria. Con un sistema tram, sofisticato ma costoso, che incide per oltre 11 milioni di euro l’anno, mentre la ZTL ne fornisce 2,6 a fronte dei 30 previsti. Non a caso AMAT ha chiuso il 2018 con un “buco” di 6,8 milioni di €, che attende ancora di essere tappato. Senza considerare che a fine anno si conclude il contratto quadriennale che assegna la manutenzione di infrastruttura e materiale rotabile all’associazione di imprese (SIS-Bombardier) che ha realizzato le 4 linee tranviarie entrate in esercizio a fine 2015.
In queste condizioni, la riduzione delle corse del tram è il minore dei problemi, per chi gestisce… Ma non certo per gli utenti. Questi ultimi, dimenticati anche se stoicamente affezionati al mezzo, con la riduzione delle corse vedranno aumentare le attese alle fermate, già scoraggianti: vale la pena rammentare che nel migliore dei casi, il tram passa ogni 7 minuti e mezzo (linea 1). Già troppi, per un moderno sistema LRT che, in teoria, potrebbe garantire una corsa ogni 3-4 minuti.
D’altronde, in una città metropolitana che non ha saputo neanche abbozzare un’ipotesi del biglietto unico, che comprenda, finalmente, tram, bus, servizio ferroviario su passante ed anello nonché autolinee a servizio di quest’ultimo nelle varie stazioni dell’hinterland (ad esempio Carini), non ci si può aspettare niente di meglio. Senza contare che questa disattenzione per l’intermodalità riguarda anche strutture già oggi fruibili ma inspiegabilmente inutilizzate: è il caso del parcheggio scambiatore che affianca la stazione ferroviaria di Tommaso Natale, di cui abbiamo già trattato.
E che, a fronte di esigenze innegabili, come quelle di collegare le stazioni del passante ferroviario proprio alle borgate marinare di cui sopra, non si riesce neanche a servire di bus navetta quella in tal senso più strategica: Sferracavallo. Cosa non certo impossibile, dal momento che basterebbe deviare di qualche metro il percorso della linea 88 da punta Matese a punta Barcarello… Qualcuno se ne è accorto?