TERZA ED ULTIMA PARTE DEL NOSTRO REPORTAGE SUL PONTE CORLEONE. LE ULTIME ANALISI ED I RIMEDI POSSIBILI

continua dalla seconda parte

LA RELAZIONE DEI VV.FF. DEL 2021

I risultati degli ultimi, ennesimi sopralluoghi da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco presso il Ponte Corleone, suonano come l’ennesimo allarme, speriamo non inascoltato. Sono elencati in una nota di 5 pagine pervenuta l’11 febbraio del 2021 al Comune di Palermo.

Si tratta di un’analisi molto seria, e molto allarmante, con cui i tecnici dei VV.FF. segnalano, elencandoli uno ad uno, gli ammaloramenti della struttura. Segni evidenti di un degrado che si è lasciato progredire per decenni, senza alcun intervento di rilievo.

Nel merito, chi vuole visionare questo “cahier de doleances” può farlo in questo articolo del nostro sito, in cui abbiamo provato a selezionare soltanto i più gravi episodi di degrado strutturale che sono stati rilevati nella struttura e che, tutto sommato, rispecchiano quanto già era noto da tempo, grazie alle due consecutive relazioni dei primi anni 2000.

Nel frattempo, soltanto nel corso del 2021 vengono finalmente sostituiti ed impermeabilizzati i giunti ammalorati tra le varie parti dell’impalcato, già individuati dal prof. Arici nel 2002. Soltanto 19 anni prima.

ponte corleone
Il Ponte Corleone visto dall’intradosso; fonte: archivio prof. Arici

GLI INTERVENTI DA FARE: POSSIBILE CRONOPROGRAMMA

In un ponte come quello che stiamo trattando, a traffico aperto è molto problematico lavorare. Occorre però ricordare che uno dei motivi per cui è crollato il ponte di Genova è stato proprio il continuo rimando degli interventi da compiere, in quanto si riteneva una chiusura totale della struttura troppo onerosa e penalizzante per il traffico.

Oggi sembra che finalmente il problema sia affrontato con la dovuta attenzione, anche se ciò non può evitare gli attuali insopportabili disagi a chi deve andare quotidianamente da una parte all’altra del ponte. E si tratta di decine di migliaia di lavoratori, pendolari, autotrasportatori.

Con ‘impresa Icaro, sotto la vigilanza, ancora una volta, del prof. Arici, si stanno facendo delle indgini di aggiornamento delle indagini precedenti, con tutta auna serie di prove che consentiranno, di valutare gli interventi da fare. Si è ritenuto, vista la precaria condizione del ponte, di eseguirli senza dover attendere la realizzazione dei ponti laterali, che consentirebbe lo spostamento del traffico su queste ultime strutture liberando le carreggiate centrali del ponte, quelle “storiche”.

Rammentiamo che dal punto di vista manutentivo siamo ancora sostanzialmente fermi a 19 anni fa, quando si fecero gli interventi per le travi tampone, se si escludono i giunti prima citati, a cui si è lavorato nel 2021. Niente è stato fatto per le strutture principali, sempre più ammalorate dai ruscellamenti e dalle infiltrazioni di acqua.

La consegna della relazione sulle condizioni del Ponte è prevista per fine febbraio. Successivamente,  nell’anno in corso, saranno progettati gli interventi da fare sulla base delle risultanze delle indagini, da parte di un progettista, già individuato da ANAS, Nel 2023 dovrebbe essere la volta degli interventi veri e propri, per i quali non sarà necessario attender ei tempi lunghi di una gara di appalto: le imprese esecutrici sono  già contrattualizzate dall’ANAS, per le manutenzioni dei ponti di competenza statale. Rammentiamo che con il commissariamento, è entrata in vigore la convenzione con ANAS che, di fatto, ha consentito il passaggio delle competenze da parte del Comune.

Pertanto, se gli interventi non saranno troppo complessi, potrebbe prevedersi il ripristino delle condizioni di piena percorribilità della struttura entro lo stesso anno 2023. Sarebbe auspicabile, anche a costo di lavorare notte e giorno: sarebbe proprio il caso, magari prendendo esempio proprio dal ponte di Genova.

C’è da chiedersi se durante i lavori il ponte sarà percorribile. Siamo certi che sarà fatto tutto il possibile per consentirlo, anche attraverso l’utilizzo di una sola delle due carreggiate a doppio senso di marcia. I disagi, di sicuro, non sarebbero inferiori a quelli attuali, ma sarebbe molto, ma molto peggio se il ponte venisse completamente chiuso al traffico.

PROBLEMI DI PROTEZIONE CIVILE: COSA SUCCEDEREBBE IN CASO DI TERREMOTO?

In tutto questo Palermo non ha una via di fuga. In caso di sisma, Non sarebbe certo praticabile un ponte come il Corleone, ma manco gli altri che scavalcano l’Oreto, tranne, forse, il recentissimo ponte delle teste, quello su corso dei Mille. Sono facilmente immaginabili le conseguenze di questa situazione nel malaugurato caso che si verificasse, in città, un terremoto o, comunque, un evento calamitoso. Parliamo di oltre un milione e mezzo di persone (la città di Palermo, la parte occidentale della sua provincia e la vicina provincia di Trapani) interessate direttamente da una sola infrastruttura!

Eppure potrebbero essere realizzati 550 m di strada che collegherebbero la circonvallazione al polo universitario in tempi brevissimi: un’opera prevista nel “sistema tram, in quanto funzionale alla linea D, che collega la stazione Orleans del passante al quartiere di Bonagia. Il necessario scavalcamento dell’Oreto sarà realizzato con una nuova infrastruttura bimodale, ovvero finalizzata al passaggio sia dei binari tranviari che di due carreggiate stradali.

La presenza di un altro ponte, del tutto nuovo, potrebbe essere una soluzione non soltanto agli atavici problemi di traffico della città, ma anche alla pericolosa situazione che si andrebbe a creare in caso di calamità naturale, a causa dell’assenza di adeguate vie di fuga.

Il progetto sarebbe id semplice realizzazione, nell’ordine dei 8-10 mesi di lavori. Forse si potrebbe pensare subito ad un’opera del genere, e si riuscirebbe ad ottenere una alternativa al ponte Corleone che consentirebbe di realizzare i lavori di riqualificazione senza conseguenze per il deflusso veicolare: il traffico potrebbe esser e deviato sul nuovo ponte, che scavalcherebbe l’Oreto all’altezza di Falsomiele, per poi ricondurlo sulla circonvallazione con disagi tutto sommato accettabili.

Che sia questa la soluzione più celere, anche se, paradossalmente, non molti la stanno prendendo in considerazione? Di sicuro, è un’opera da realizzare, prima o dopo la riqualificazione del ponte Corleone. Non si può rischiare, infatti, di rendere schiava una città e buona parte della Sicilia di un corso d’acqua, l’Oreto, che spesso non si vede neanche.

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Per rileggere le puntate precedenti:

Parte Prima

Parte Seconda