PROPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA, SCHIFANI, IL MODELLO POTREBBE ACCELERARE I TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL PONTE
“Valutiamo l’adozione o meno del modello Genova per velocizzare quei lavori che con quel modello hanno dato ottimi risultati il clima è perfetto e ottimo credo che ci siano tutti i presupposti” per realizzare il Ponte sullo Stretto.
Lo ha affermato Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia al termine dall’incontro tra il vicepremier e ministro Matteo Salvini e il presidente della Calabria Roberto Occhiuto al Mit.
Per la realizzazione del Ponte sullo Stretto “c’è l’idea di chiedere all’Europa, che per la verità considera il ponte più strategico dell’Italia perché l’ha inserito nei corridoi, di cofinanziare il ponte con gli strumenti che si concorderanno tra il governo nazionale e l’Europa stessa”, ha affermato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, al termine dell’incontro al Mit. “Il ponte – ha aggiunto – può essere finanziato in parte anche con fondi europei. C’è la possibilità di fare un progetto di finanza, ma vorrei ricordare che ci sono moltissime risorse per le infrastrutture in Italia per i prossimi anni. L’unica cosa che non manca in questo momento sono le risorse grazie all’Europa, per cui il problema è velocizzare la realizzazione di quest’opera e soprattutto farne un’opera che si inserisce in un complesso di infrastrutture necessarie quanto il ponte”. (ANSA).
Ma vediamo cosa significa l’adozione del “Modello Genova” al Ponte sullo Stretto. Va innanzitutto rammentato che dopo il crollo del ponte sul Polcevera, verificatosi il 14 agosto 2018, seguì il decreto-legge 28-09-18, n. 109, che fu convertito, con aggiunte e modifiche, con la legge 16 novembre 2018, n. 130. La sua applicazione ha consentito la realizzazione dei lavori per la costruzione del ponte in soli quindici mesi, anche grazie ad una straordinaria collaborazione tra imprese e istituzioni.
Questo testo, che non riportiamo integralmente per brevità, prevede all’art. 1 che “… al fine di garantire, in via d’urgenza, le attività per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario, … è nominato un Commissario straordinario per la ricostruzione”.
I successivi articoli delineano le strutture di supporto al Commissario straordinario;, nell’art. 5, si legge: 5. “Per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario, il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”.
Un commissariamento “forte” quindi, in grado di accelerare tutti i procedimenti burocratici, in particolare quelli autorizzativi. In realtà, il Ponte ha acquisito praticamente tutte le autorizzazioni nella precedente fase contrattuale, e quindi in questo caso occorrerebbe semplicemente riprendere l’iter. Il Commissario, comunque, sarebbe molto utile nella fase di cantierizzazione ed esecuzione per velocizzare il confronto con Enti locali, Genio Civile, Enti gestori di servizi e sottoservizi, soggetti privati a vario titolo interessati.
Il modello, in realtà, andrebbe utilizzato solamente nei casi di urgenza o di somma urgenza. Se si tratterà della fattispecie del Ponte, lo deciderà il Governo. Il quale sembra prendere spunto da questa normativa per applicarla al collegamento stabile sullo Stretto, ma con modifiche che ne garantiscano una applicazione più efficace al caso particolare. Ci troviamo, infatti, in una situazione del tutto eccezionale, con il committente (Stretto di Messina S.p.a.) in liquidazione e il raggruppamento di imprese che si è aggiudicata la gara come Contraente Generale (riunite nel consorzio Eurolink) in pieno contenzioso con il committente stesso e lo Stato italiano.
“Genova – afferma l’economista Mariano D’Antonio in una sua intervista del 2020 – è un modello da tenere in conto per essere replicato opportunamente, soprattutto laddove il sistema pubblico, e in particolare le opere di edilizia giacciono inerti e sono fonte di degrado piuttosto che di crescita. Sarebbe un modello adatto alle aree del Mezzogiorno e in particolare alle grandi città meridionali, a partire da Napoli”. Sembra quindi fatto apposta per il Ponte sullo Stretto.