Dovrà lavorare parecchio, il nostro governatore Musumeci, per convincere chi ci governa a riprendere il discorso Ponte: opera, lo ricordiamo, già appaltata e contrattualizzata, poi bloccata durante il governo Monti nel 2013. Gli rappresentiamo, al proposito, tutto il nostro apprezzamento e la nostra solidarietà, anche perché tali dichiarazioni si sono ripetute nel tempo e non soltanto ultimamente, come è avvenuto su La7, durante la trasmissione “Omnibus” o su Rai2, durante l’approfondimento serale “Tg2Post”. Le abbiamo raccolte qualche tempo fa anche ai nostri microfoni, da parte dell’Assessore Regionale alle Infrastrutture ed alla Mobilità, Marco Falcone (per approfondimenti visualizzare il filmato).

 

Tuttavia, non possiamo non rappresentare le nostre perplessità. Innanzitutto perché il nostro Governatore sembra predicare nel deserto. Alla sua voce, infatti, non solo non fanno eco, come è ovvio, i no-pontisti all’interno del governo e nell’opposizione, ma non sembrano farlo neanche le forze politiche più vicine alla sua. Ne è una prova quanto ha dichiarato, poco tempo fa, il Ministro degli Interni, nonché segretario della Lega, Matteo Salvini: “prima le strade”, si legge su “alessandriaoggi,info” il 26 aprile scorso; dichiarazione che, dietro l’apparente buon senso, nasconde il più classico esempio di benaltrismo. Affermazioni come queste, infatti, si fanno solo per il collegamento stabile tra la Sicilia ed il continente. Non ci è mai capitato di leggere o sentire, ad esempio, che prima di realizzare le grandi opere dell’Expo si sarebbero dovuti concludere, finalmente, i lavori della linea 4 della metropolitana milanese. O che prima di spendere 15 miliardi di Euro per il Mose, a Venezia, sarebbe stato preferibile completare i lavori di restauro del ponte di Rialto.

 

Un atteggiamento ostile che, come vediamo, è condiviso da destra e sinistra no-pontisti, a dimostrazione che non esiste un colore politico particolarmente “amico” di quest’opera tanto discussa quanto indispensabile per la nostra terra. Anche perché le rare voci favorevoli, nell’agone politico, si sono sempre rivelate piuttosto tiepide.

 

Un’altra perplessità è quella che riguarda le iniziative che, concretamente, sono state intraprese dal governo regionale a favore del Ponte sullo Stretto. Non ricordiamo, infatti, un qualche tavolo di confronto con il governo nazionale o con qualche forza parlamentare disposta a perorare la causa dell’opera. Né una proposta tecnica per riprendere, in qualche modo, l’iter realizzativo che aveva visto negli anni passati, come sopra accennato, non solo appaltare e contrattualizzare l’opera ad un colosso del settore quale Salini Impregilo (già esecutore di un’opera di livello planetario e di complessità inaudita quale il raddoppio del canale di Panama), ma anche completare ed approvare il progetto definitivo. Proposta che sarebbe più che sensata, dal momento che scongiurerebbe la spada di Damocle, tuttora pendente sulle teste di noi contribuenti, del risarcimento alla stessa impresa appaltatrice, stimabile intorno al miliardo di euro; e scusate se è poco.

 

Insomma, nonostante le buone intenzioni del nostro Governatore, sulle quali non nutriamo alcun dubbio, ci sembra che sul Ponte ci sia ancora molta strada da fare e, soprattutto, molte iniziative concrete da compiere. Anche per dare un senso ad altre iniziative infrastrutturali già intraprese o prossime ad esserlo, su cui il governo regionale conta molto, come l’esecuzione dei raddoppi ferroviari sulla direttrice Messina-Catania-Palermo.

 

Ci permettiamo di ricordare ai nostri governanti regionali che, senza Ponte, la linea di cui sopra, una volta raddoppiata e velocizzata, difficilmente convoglierà un traffico minimamente all’altezza della sua capacità, pari a ben 250 treni al giorno. Ci chiediamo infatti come si potranno incrementare gli attuali collegamenti ferroviari da e verso il continente, ridotti a sole 5 coppie di treni (peraltro a bassissima velocità), senza annullare le 2 ore circa necessarie per il traghettamento. Allo stesso modo, facciamo presente che non avrebbe alcun senso un trasporto merci su ferro all’interno della nostra isola quando, come si legge su qualsiasi testo di Tecnica ed economia dei Trasporti, la distanza minima di convenienza del vettore ferroviario su quello gommato si attesta sugli 800 km. Basta infatti dare un’occhiata a Google Maps per rendersi conto che, unendo due punti qualsiasi della nostra isola, difficilmente si ottiene la metà di questa distanza….