L’INDAGINE DI ITALIA OGGI SULLA QUALITA’ DELLA VITA CI RACCONTA UN’ITALIA SEMPRE PIU’ DIVISA IN DUE
La classifica è impietosa. Il sud sempre più in basso, a conferma di quanto, da decenni, studiosi, storici ed economisti continuano a ripetere, inascoltati. Gente come Pino Aprile, Pietro Busetta, Marcello Panzarella e tanti, tanti altri, che spesso abbiamo avuto l’onore di ospitare su questo sito o nelle nostre dirette on line.
Forse per questo i dati pubblicati da Italia Oggi, nell’ambito dell’indagine annuale sulla qualità della vita in Italia non ci sorprendono affatto. Anzi, per meglio dire, non ci sorprendono più. Quando la spesa pubblica per il Sud subisce tagli continui, mentre cresce o, al meglio, rimane invariata nel resto del Paese, sapendo che già nel Meridione si parte da una condizione svantaggiata per assenza di infrastrutture e servizi, di cosa ci dovremmo meravigliare?
Nulla di strano, quindi, se Bolzano, a sempre ai vertici della classifica, è al primo posto, seguita a ruota da due città metropolitane, Milano e Bologna? Ci tocca arrivare al 65° posto per trovare una città del centro-sud: Isernia. Chiude la classifica, come ormai abitudine, Crotone al 107° posto. Tutto il sud si trova, in pratica, al di sotto del 70° posto.
Le dimensioni analizzate sono: affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, popolazione, reati, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, sistema salute, tempo libero. Indicatori che collocano le province del Sud e delle Isole quasi integralmente nei gruppi 3 e 4 dell’indagine, in cui la qualità della vita è valutata scarsa o insufficiente.
Mentre ancora aspettiamo Alta velocità e Ponte sullo Stretto, siamo costretti ad ascoltare in TV e leggere su giornali e siti web i dotti pareri dichi ritiene opere inutili, spiegando che c’è dell’altro da fare. Magari, come ci è capitato di sentire, per costruire “case popolari”, ovviamente su tutto il territorio nazionale, anche al nord.
D’altronde, se i rappresentanti del Sud, di fronte all’evidenza dei fatti, oltre che dei dati, se ne infischiano, per quale motivo i governi a trazione nordista degli ultimi decenni dovrebbero cambiare registro? Certo, esiste qualche rara eccezione, come ad esempio il governatore della Campania Vincenzo De Luca, ma si tratta di una voce che predica nel deserto; e che, ad una certa età e con un patrimonio di voti “suoi” che gli derivano da indubbi meriti amministrativi, può ormai permettersi di scagliarsi contro chiunque, persino contro il suo stesso partito.
Ma non tutti possono permetterselo. Altri, costretti a scegliere tra la fedeltà al partito e l’interesse delle proprie regioni, preferiscono far finta di nulla, o temporeggiare. Come spiegare, altrimenti, l’atteggiamento di tanti governatori meridionali verso l’Autonomia differenziata, definitiva pietra tombale a qualsiasi possibilità non certo di riequilibrare, ma quanto meno di arrestare la crescita del divario nord-sud. Segnando la definitiva fine di questo sciagurato Paese.
Qualità della vita 2023: le città italiane dove si vive meglio – ItaliaOggi.it