Percorrere le strade e le autostrade siciliane in questi ultimi mesi è un’impresa che richiede tanta pazienza e tempo da perdere.

La particolare condizione della A19, Palermo-Catania, importantissima spina dorsale del sistema regionale di mobilità su gomma, dimostra tutta la precarietà della nostra rete stradale: agli innumerevoli restringimenti e scambi di carreggiata, a cui siamo abituati da almeno un anno, si aggiunge da poche settimane la deviazione di Resuttano, dove i mezzi pesanti, pullman compresi, diretti a Catania sono costretti ad uscire e riprendere l’autostrada dopo un ampio giro.

 

Il tutto s un percorso fatto di strade secondarie in condizioni ancor più precarie dell’autostrada stessa. Il motivo è presto detto: uno degli infiniti cantieri di manutenzione straordinaria di uno dei tanti viadotti, il Cannatello, presenti sulla A19. Impossibile deviare il traffico in due sensi sulla carreggiata opposta, già ristretta per ridurre il carico sulla relativa pista dello stesso viadotto.

Se consideriamo che, per fare i primi esempi che ci vengono in mente, la Palermo-Agrigento, la Agrigento-Caltanissetta, la Catania-Ragusa e la famigerata Catania-Paternò-Randazzo non versano certo in situazioni migliori, comprendiamo bene le dimensioni del disastro; a cui si aggiungono le strade di importanza “minore” ovvero le altre statali e le ex provinciali, la cui estensione però ammonta a migliaia di km.

 

Un quadro desolante a cui fa da triste contorno il silenzio di ANAS e degli enti altri enti gestori che, dopo la sparizione delle Province, sostituite con il nulla cosmico, faticano a comprendere persino chi li comanda. L’inerzia della classe politica, e la rassegnazione dei cittadini hanno finora evitato che lo scandalo esplodesse in tutta la sua enormità. Sperando, ovviamente, che non ci scappi il morto (l’ennesimo…): siamo ormai stanchi di vedere le solite lacrime di coccodrillo ed ascoltare i soliti discorsi, preparati con il copia-incolla dai vari uffici-stampa.

 

Crediamo che lo siano anche i cittadini.