Rapporto Svimez, aumenta il divario di crescita tra i territori, dopo un biennio di allineamento, a causa del diverso andamento dei consumi

Sud sempre più povero. La contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali (-2%), del resto, è doppia rispetto al Centro-Nord. La crescita è vincolata all’attuazione del Pnrr. Secondo il rapporto, l’incremento dell’occupazione, maggiore al Sud che nel resto del Paese, non basta ad alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari.

Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, dal 7,6 fino al 9,3%: quasi una su 10. In generale nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: 250.000 in più rispetto al 2020 (-170.000 al Centro-Nord).

In termini complessivi, il Pil del Mezzogiorno è stimato in aumento dello 0,4% nel 2023, con una crescita dimezzata rispetto al Centro-Nord (0,8%). Il dato nazionale è +0,7%. Si riapre così il divario di crescita tra i territori, dopo un biennio di allineamento, a causa del diverso andamento dei consumi.

Crisi demografica sempre più grave

Ma un altro dato rende plastica la crisi che attanaglia il sud. Lo stesso rapporto Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno, presentato a Roma alla presenza del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, evidenzia che le migrazioni interne e internazionali, hanno ampliato gli squilibri demografici Sud-Nord.

Se da un lato, le comunità immigrate si concentrano prevalentemente nel Settentrione “ringiovanendo” una popolazione sempre più anziana; dall’altro, il Mezzogiorno continua a perdere popolazione, soprattutto giovani qualificati. Sullo sfondo, un mercato del lavoro estremamente vulnerabile. Un dato su tutti: quasi quattro lavoratori su dieci hanno un impiego a termine. La precarietà è uno dei fattori che più influiscono sulla scelta di andarsene.

Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord (81%). Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha perso 1,1 milioni di residenti. Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati. Al 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno, pari a poco meno dei due terzi del calo nazionale (–13 milioni).

Insomma, il sud, scomparso dai radar della politica da almeno tre decenni, sta scomparendo anche fisicamente. E chissà che non sia proprio questa la strategia per risolvere, definitivamente, il problema.