Non ci si finisce mai di stupire quando si analizzano i progetti che riguardano le infrastrutture meridionali che, a parole, tutti vorrebbero rendere funzionali alle esigenze di sviluppo dell’area più depressa d’Italia.. In questo senso, fa clamore quanto si sta ipotizzando per la realizzazione del collegamento ferroviario ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria.
Come è possibile leggere negli atti parlamentari che accompagnano la nomina dei Commissari per le Grandi opere di cui al ”Decreto semplificazioni”, il collegamento veloce riguarda, in realtà, soltanto la parte più settentrionale della linea: da Salerno a Praja, al confine tra Basilicata e Calabria, sulla costa tirrenica. Una linea tutta nuova, lunga 127 km, che verrà raccordata alla attuale linea tirrenica per il proseguimento del percorso fino alla costa calabrese dello Stretto di Messina.
Più a sud, lo stesso intervento prevede il raddoppio della linea Paola-Cosenza, che comprende la galleria Santomarco di 15 km circa: un’opera invero fondamentale per la città calabrese, ma che, udite udite, non fa parte della Salerno-Reggio Calabria: la linea interessata, infatti, si dirama da quest’ultima a Paola, per procedere in sotterranea fino alla valle del Crati, e da qui a Cosenza.
Nulla sembra essere previsto per gli oltre 250 km che separano Praja da Reggio Calabria, limitando l’intervento di RFI ad un terzo circa dell’intero percorso. Sulla parte rimanente, i treni, che siano o meno le modernissime Frecce,continueranno a marciare a velocità massime che difficilmente, e solo in determinati punti, toccheranno i 140 km/h.
Insomma, una doppia beffa: da una parte si dichiara l’alta Velocità sull’intera linea Salerno-Reggio Calabria quando l’intervento ne riguarda solo un terzo, dall’altra vi si inserisce un’opera che non la riguarda affatto. Il tutto, ovviamente, nella consapevolezza che questi interventi sono AV solo sulla carta: come per la Napoli-Bari e per la Messina-Catania-Palermo, tutto lascia presagire che le velocità massime di progetto non supereranno i 180 km/h. Qualcosa di ben diverso dalla vera AV a 300 km/h, capace di far volare il PIL delle aree servite.
Ma ancora un altro aspetto colpisce di queste incredibili decisioni del governo. La galleria Santomarco fa parte del corridoio merci San Lucido-Sibari-Taranto-Bari, fondamentale per il porto di Gioia Tauro: consentirebbe infatti ai containers provenienti dall’Estremo Oriente di raggiungere la linea adriatica, e da qui il nord Italia ed il centro dell’Europa. Ma, anche in questo caso, l’intervento di limita solo ad un brevissimo tratto: 20 km scarsi su oltre 200. Il resto rimarrà a binario unico, come nel 19° secolo: una strozzatura incompatibile con un porto gateway, se pensiamo alle centinaia di treni che si formerebbero, ogni settimana,nei suoi piazzali.
Insomma, la storia è sempre la stessa: mentre al nord di realizzano il Terzo Valico, la galleria del Brennero, e le linee AV Torino-Lione e Brescia-Venezia (rigorosamente al completo), il sud deve accontentarsi di spezzoni di linee che, per giunta, dell’Alta Velocità hanno soltanto il nome.