SUI PRINCIPALI AEROPORTI SICILIANI VALUTAZIONI SCONCERTANTI E FACILE CAMPANILISMO

La Sicilia non si smentisce mai, ed in assenza di una seria programmazione dei trasporti dell’isola, va in scena il derby Palermo-Catania. Non quello calcistico, ma quello degli aeroporti.

Abbiamo già trattato il tema, ma che i nostri politici arrivassero ai veti, l’uno contro l’altro armati, ci mancava. Fatto sta che, dopo la decisione di ENAC di classificare l’aeroporto Fontanarossa come “Hub” mediterraneo (addirittura), si è subito alzata la voce del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Ovviamente contraria, quasi che l’Ente aeroportuale si fosse macchiato del reato di lesa maestà.

In realtà, il sindaco ed i responsabili del “Falcone-Borsellino” non hanno nulla da temere: nessuno toglierà mai all’aeroporto palermitano i 4,5 milioni di passeggeri annui (dati 2021) che gli garantisce la sua posizione nell’ambito della mobilità cittadina e regionale. La quale,  tuttavia, si limita alle province di Palermo e Trapani, non al completo, ovviamente: da una parte, già da Termini Imerese comincia a divenire più a portata di automobile (complice la circonvallazione) l’aeroporto catanese. Dall’altra incombe la presenza di Trapani Birgi, nonostante sia stato fatto di tutto, negli ultimi dieci anni, per ridimensionarlo.

Allo stesso modo, dall’altra parte della Sicilia hanno poco da gongolare: che Catania diventi in effetti un Hub a livello internazionale è poco più che un auspicio, non avendo nulla a che fare con le cose reali. Checchè ne dica ENAC, un Hub internazionale, tale da fare concorrenza persino ad Istanbul (!), è qualcosa di difficilmente immaginabile in un’area geografica che di “Hub” ne ha già tanti, e molto vicini alla città etnea. Basti pensare semplicemente a Roma Fiumicino, la cui presenza ha spento le speranze di aeroporti ben più attrezzati del “Vincenzo Bellini”: per info, chiedere a Malpensa, che qualcuno voleva fare diventare il secondo Hub nazionale, all’epoca dell’immaginifico “Malpensa 2000“.

Sulle dichiarazioni rilasciate a “Repubblica” da due esponenti sindacali palermitani (Giacomo De Luca, di Legea Cisal Palermo, e Gianluca Colombino, segretario Cisal Palermo), ci correrebbe l’obbligo di sorvolare, visto l’argomento. Ma se costoro pensano che Palermo possa assumere il ruolo di Hub internazionale al posto di Catania, compiono lo stesso errore in cui è incappata ENAC, dato che 200 km di distanza non cambiano la sostanza del discorso che facevamo prima.

Ancor più infondato è quanto sostengono a proposito della presenza di due piste a Palermo a fronte dell’unica pista catanese, come se questo fosse un vantaggio in termini di capacità. Strano che non sappiano, costoro, ciò che è arcinoto un pò a tutti, ovvero che la pista da 2.068 metri è stata realizzata, a Punta Raisi, per evitare di dover chiudere l’aeroporto al traffico per oltre 100 giorni l’anno, a causa del vento trasversale. La chiamarono, infatti, “pista dello scirocco”: un fenomeno di cui, stranamente, ci si accorse illo tempore ad aeroporto già in esercizio.

Allo stesso modo non hanno alcun senso le dichiarazioni che abbiamo letto sulle “quattro direzioni di atterraggio”. Non pretendiamo, ovviamente, che tutti siano a conoscenza dei rudimenti della scienza e tecnica dei trasporti, ma invitiamo, sommessamente, sindaco e sindacati a riflettere di più prima di lasciarsi andare a quella che appare, al di là del merito, una banale disputa campanilistica: in tal senso, ci basta già la sempiterna disputa tra “arancina” ed “arancino”.

Suggeriamo sommessamente ad amministratori e rappresentanti dei lavoratori del capoluogo regionale di occuparsi di cose più serie: ad esempio, per rimanere al settore aeroportuale, trovare il modo per rendere il “Falcone Borsellino” più facilmente raggiungibile dal proprio bacino di utenza. Magari per “rosicchiare” qualche decina di migliaio di utenti allo scalo catanese, che, grazie ad un maggiore accessibilità, nel 2021 contava quasi due milioni di passeggeri in più di quello palermitano… Un modo più sensato, ed intelligente, di fare un dispetto ai cugini della Sicilia orientale…

P.S.: a dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, della schizofrenia di certe decisioni, ancorchè compiute da Enti che dovrebbero essere esenti da finalità che non siano squisitamente tecniche, leggiamo da un articolo del Corriere.it l’elenco degli aeroporti (addirittura quattro!!) elevati a possibili hub, come riportato testualmente in un “documento preparatorio” del nuovo «Piano nazionale degli aeroporti» redatto dall’ENAC:

“rivestono il ruolo di gate intercontinentali, per la loro capacità di rispondere alla domanda di ampi bacini di traffico ed il loro elevato grado di connettività con le destinazioni europee ed internazionali, i seguenti aeroporti:
a) Roma Fiumicino, e Milano Malpensa quali hub nazionali istituzionali;
b) Venezia quale hub vocazionale;
c) Catania quale hub geografico per il Mediterraneo”

Poche parole che dicono molto più di qualsiasi commento, anche alla luce delle considerazioni fatte sopra. Sperando che non ci chiediate cosa significhi “hub nazionali istituzionali” ed “hub vocazionale”: vi confessiamo che non lo abbiamo capito. Sulla “connettività con le destinazioni europee ed internazionali” di un paio di questi scali, lasciamo invece al lettore il facile giudizio.