Sul sito dell’associazione Sicilia in Treno lo scorso 28 giugno abbiamo letto un lungo ed elaborato intervento, non firmato, dal titolo: “Ferrovia Alcantara-Randazzo: riflessioni sulle ultime, positive notizie”. Dietro le argomentazioni apparentemente ragionevoli di quanto abbiamo letto, si nascondono, a parere nostro, tesi a dir poco bizzarre sul futuro ripristino dell’Alcantara-Randazzo; le abbiamo esaminate nel dettaglio, evidenziandone le debolezze.

 

Un primo assunto del tutto errato dell’articolo è quel “vincolo di destinazione d’uso” che sarebbe stato istituito con la Legge 128/2017. Chi capisce di urbanistica, ed ha dato una lettura alla Legge sopra citata, sa benissimo che non è così: la legge non dice nulla sulla destinazione d’uso, che è un istituto di natura urbanistica, ma semplicemente classifica come “ferrovie turistiche” alcune linee italiane dismesse, inserite in un’apposita tabella. Tra queste, la Alcantara-Randazzo, che non ha mai visto mutare il suo corredo di norme di destinazione urbanistica e di tutela, non essendo cambiata la sua destinazione d’uso ed essendo inserita nel perimetro di almeno 3 parchi regionali, se non nelle immediate vicinanze di essi. Sulla tutela degli immobili in essa presenti, esistono già norme specifiche, come quella che impone lo status di “bene culturale” agli immobili di età superiore ai 70 anni (art. 4, comma 16, del Decreto-Legge n. 70 del 2011). La Legge 128/2017, che contiene molto fumo e poco arrosto, non aggiunge nulla di nuovo in tal senso, come d’altronde sul futuro esercizio ferroviario della linea, essendo già di difficile comprensione, se non volutamente ambiguo, lo stesso concetto di “ferrovia turistica”.

 

La nota di Sicilia in Treno si sforza di sostenere le sue tesi facendosi forte di altri “atti ufficiali”, insignificanti come quello sopra menzionato. Tale è il riferimento, contenuto nella relazione tecnica del progetto di raddoppio Messina-Catania alla linea dismessa Alcantara-Randazzo, definita in quella sede “ferrovia inserita nella legge 128/2017”. Un’ovvietà, come dire che domani sorge il sole, doverosamente riportata dai progettisti di un’opera collegata (male, secondo noi) con la ferrovia della Valle; la denominazione di “linea turistica” viene poi ripresa in una nota (!!) di RFI, quella del 20/01/2020. Normali interlocuzioni e riferimenti legislativi che l’anonimo autore della nota vuole far passare per bolla pontificia.

 

Allo stesso modo, appare risibile che si porti a sostegno delle tesi di Sicilia in Treno il parere della Commissione tecnica di verifica VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) al progetto del raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri, contestato (non “impugnato” come erroneamente riferito nell’articolo) da RFI. Nella nota dell’anonimo autore si legge che tale parere “non indica esplicitamente alcun uso diverso da quello turistico”. Come dire che se non fosse esplicitamente vietato rubare, allora sarebbe lecito: tutto fa brodo, quando si è a corto di argomenti.

 

In realtà, chi ha avuto la pazienza di informarsi sulle competenze del MATTM, chiamato a rilasciare il parere VIA-VAS, non si sognerebbe nemmeno di pensare che una sua Commissione ministeriale entri nel merito della tipologia di convogli da far transitare in una ferrovia. Anzi, venendo espressamente indicato il ripristino della linea come intervento compensativo del raddoppio ferroviario, appare evidente che la finalità sia quella di fornire al territorio un valore che le opere da realizzare gli toglieranno. Un sistema ecocompatibile e sostenibile, molto più utile al territorio che qualche treno storico al mese, è peraltro perfettamente in linea con le finalità di tutela e salvaguardia ambientale che si prefigge il MATTM.

 

Tuttavia, secondo l’estensore dell’articolo, qualche riferimento ovvio alla legge 128/17 e la mancata individuazione di “uso diverso da quello turistico” costituirebbero gli “atti ufficiali” incontrovertibilmente dimostrativi (?) di una volontà generalizzata di ripristino della linea della Valle a scopo turistico. Aggiungendo, peraltro,che “al momento non esiste alcun atto ufficiale che preveda il recupero della Alcantara-Randazzo a scopo commerciale”. Un’affermazione, quest’ultima, che ribalta la realtà: a favore del ripristino commerciale della linea, gli atti ufficiali ci sono eccome. Elenchiamone qualcuno, a vantaggio dello smemorato, anonimo redattore della nota:

• L’Associazione Ferrovie Siciliane, durante la conferenza del 10/03/2017 organizzata a Giardini Naxos alla presenza dei rappresentanti degli Enti Locali della Valle Alcantara, di RFI, di rappresentanti dei sindacati, del Comitato Pendolari Siciliani, di Associazioni per la Tutela dei Consumatori (ADOC) nonché parlamentari nazionali, ha presentato uno studio trasportistico in cui si dimostrava la fattibilità del recupero della linea a fini commerciali e non solo turistici.

• Lo studio suddetto, su richiesta del sindaco di Giardini Naxos, comprende un precedente studio relativo all’attuazione di un servizio metropolitano sulla tratta Letojanni-Alcantara.

• Nel marzo 2018 si svolgeva presso il comune di Giardini Naxos un incontro tecnico alla presenza del sindaco, coadiuvato da un nostro rappresentante e tecnici RFI, proprio per l’esame delle soluzioni tecniche affinché il raddoppio ferroviario non compromettesse il futuro riutilizzo della linea dismessa.

• Nella riunione dell’Ente Parco fluviale dell’Alcantara, tenutasi in data 14/10/2018 nei locali di Francavilla di Sicilia, l’Associazione Ferrovie Siciliane presentava e depositava un ulteriore studio di fattibilità per il ripristino della ferrovia Valle Alcantara all’esercizio viaggiatori, ottenendo l’approvazione di tutti i rappresentanti dei Comuni della Valle presenti.

• Nell’ambito della Conferenza dei Servizi per il raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri della linea Messina-Catania, il comune di Giardini Naxos presentava le delibere n. 15 del 02/05/2018 e n. 90 del 28/12/2018 avverso il raddoppio ferroviario e per il mantenimento dell’attuale linea tra Letojanni e Alcantara.

• L’Associazione Ferrovie Siciliane, in data 30/12/2018 presentava al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le proprie osservazioni avverso il progetto di raddoppio ferroviario, chiedendo che venisse tutelata la stazione di Taormina-Giardini e prevista l’interconnessione, oltre che con la nuova variante, con la ferrovia Alcantara-Randazzo per un successivo ripristino ai fini commerciali.

• Il nostro studio di fattibilità, consegnato all’Assessore Regionale alla Mobilità, Marco Falcone, in data 19/02/2020.

• Il 6 giugno 2020 a Randazzo è stato costituito il Comitato pro Ferrovia Valle Alcantara, composto dall’Associazione Ferrovie Siciliane e da Sicilia in Progress.

Fatti reali, atti concreti a fronte del vuoto cosmico che Sicilia in Treno porta a sostegno della propria tesi: per la Alcantara-Randazzo solo ripristino a scopo turistico. Niente esercizio commerciale, se non in via subordinata, ipotetica e dopo un lungo periodo di esercizio “turistico”, ritenuto “realizzabile a breve/medio termine“ non si capisce perché. L’estensore della nota, infatti, si guarda bene dall’addentrarsi in particolari tecnici; da persone che capiscono di ferrovie ci saremmo aspettati maggiore chiarezza in tal senso. Anche perché il ripristino a scopo “turistico” non può che prevedere gli stessi interventi del ripristino “commerciale”. Chi conosce le norme RFI per la progettazione ed esecuzione di linee ferroviarie sa di cosa parliamo.

 

Ma dovrebbero saperlo anche alcuni membri di Sicilia in Treno, che sappiamo essere tecnici di grande esperienza. Spiegassero loro, all’ignoto estensore della nota, per quale motivo occorre spendere 200 milioni di euro (stima RFI, ribadita dall’Assessorato Regionale alla Mobilità) per fare viaggiare alcuni treni turistici l’anno, per di più esercìti da un soggetto privato. Il tutto mentre gli abitanti della Valle continuano a vedersi negata la prospettiva di un ripristino ferroviario in chiave moderna, come ormai succede ovunque.

 

Almeno laddove gli interessi privati non vengono anteposti a quelli pubblici, e dove le associazioni amatoriali non si sognano nemmeno di remare contro gli interessi del territorio, che con un servizio ferroviario moderno e regolare vedrebbe risolti i propri problemi di mobilità. Un sistema che condurrebbe sul territorio molti più turisti che le “decine di migliaia” garantiti sulla Sulmona-Carpinone (cosa c’entra con la Alcantara-Randazzo?) da qualche treno storico “solo nei WE” (sic!). Magari il milione di turisti/anno garantiti in val Venosta dalla ripristinata Merano-Malles. Con treni moderni, non storici!

 

Non aggiungiamo altro. Chi scrive, preferisce produrre atti e studiare i flussi di traffico, piuttosto che tentare la dimostrazione di tesi bislacche basandosi sul non detto, o non scritto, e su qualche parola letta in una relazione tecnica. Le nostre attività a favore del mantenimento della stazione di Taormina-Giardini e del ripristino della ferrovia della Valle, che, purtroppo, abbiamo condotto senza vedere al nostro fianco Sicilia in Treno o altre Associazioni sedicenti attive in tal senso, sono qualcosa di ben più consistente.

Finora, hanno avuto successo, nonostante chi rema contro.

Roberto Di Maria

Giovanni Russo

Comitato Pro Ferrovia Valle Alcantara

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