In un articolo pubblicato sul “Quotidiano del Sud” del 23 gennaio 2021, con richiamo in prima pagina, l’ing. Roberto Di Maria, si esprime senza mezzi termini sui progetti che riguardano le future ferrovie siciliane, che soltanto sulla carta diverranno AV. Riportiamo integralmente, di seguito, il testo dell’articolo. Buona lettura!
La storia dell’Alta Velocità in Sicilia, inventata da Delrio e rilanciata da tutti i suoi imbarazzanti successori, si rivela un’enorme presa in giro. Al procedere dell’iter di progettazione, la favola delle Frecce che volano da Palermo a Catania e a Messina al costo di 13 mld – poi diventati 9 e ora 5 – si dissolve giorno dopo giorno. Chi ha avuto modo di visionare i dettagli della nuova linea ferroviaria PA-CT-ME rimane incredulo di fronte a una politica che, mentendo spudoratamente, insiste con protervia a etichettarla come “collegamento AV”.
Quando altro non è che un normale raddoppio con velocizzazione del tracciato esistente, analogo a centinaia di altre opere simili, per le quali non è stato necessario inventarsi etichette farlocche. Almeno, prima che la politica-spettacolo degli ultimi vent’anni non ci propinasse una propaganda confezionata ad arte per illudere i Terroni che il Governo si occupava di loro.
Tutti gli addetti ai lavori sanno che non esiste vera Alta Velocità al di sotto dei 250 km/h; così come è noto che, da Napoli in su, si toccano regolarmente i 300 km/h e, fino a qualche tempo fa, si puntava sui 350 km/h. Tranquillamente alla portata dei treni superveloci, prima che costi, motivi di sicurezza ed oneri manutentivi suggerissero di rallentare, pur restando sempre al doppio della velocità prevista in Sicilia sulle tratte in fase di esecuzione o di prossimo appalto. Sui 37,4 km della Bicocca-Catenanuova, ad esempio, la velocità di progetto è di 160 km/h e soltanto ai treni più veloci (il cosiddetto rango C) potrà essere consentito di raggiungere i 180 km/h. Ma se si guarda ad altre tratte già progettate e in fase di approvazione – come per esempio la Catenanuova-Dittaino (24 km) – ci accorgiamo che, in prossimità delle stazioni, la velocità sarà limitata a 135 km/h; per poi tornare a 160 lontano da esse.
Stessa cosa per le tratte che completeranno il raddoppio da Dittaino a Fiumetorto (120 km): solo in brevi tratti sarà possibile raggiungere i 200 km/h. Niente a che vedere con le vere linee AV, che corrono a velocità doppie sull’intero tracciato, abbattendo decisamente i tempi di percorrenza. Basti pensare che sulla Palermo-Catania, a lavori completati, non si potrà scendere sotto 1h e 46’, per una velocità media che lungo i 231,79 km tra le stazioni di Palermo e Catania si attesterà sui 131 km/h trasformando in beffa la definizione di AV data dai Ministri e dai Sottosegretari che si sono susseguiti negli ultimi anni. Va ancora peggio sulla Messina-Catania che, però, essendo molto più breve, non penalizzerà troppo gli utenti. Viene da chiedersi: la “velocizzazione” della Salerno-Reggio Calabria, prevista nel Piano Nazionale dei Ripresa e Resilienza tanto vantato da Conte in questi tristi giorni,avrà le stesse caratteristiche dell’AV farlocca siciliana? Sarà anch’essa caratterizzata da velocità di progetto ottocentesche come l’inutile (senza Ponte) girotondo siciliano?
Sarebbe triste, ma purtroppo tutto lo lascia supporre. E’ questo il completamento del Corridoio scandinavo mediterraneo che l’Europa ci richiede inutilmente da vent’anni? Eppure, l’Ue ha messo a disposizione del nostro Paese i famosi 209 miliardi proprio per sanare questo e tante altre situazioni di arretratezza infrastrutturale. Oltre che per la disoccupazione, il PIL da fame e per tanti altri guai.Se è questa l’AV ferroviaria mille volte annunciata da Delrio, Toninelli e De Micheli – e ormai non ci sono più dubbi che sia così -, perché prenderci ancora in giro con una definizione fasulla? Non sarebbe più onesto chiamarla Alta Lentezza?