“La piattaforma portuale la portualità siciliana non è ancora pronta, dal punto di vista infrastrutturale, a cogliere le opportunità che vengono dall’allargamento del Canale di Suez” così il Presidente dell’autorità Portuale della Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti ai microfoni di Palermo in Progress in diretta on line di mercoledì sera. (Il filmato completo della conversazione qui)
Rispetto alle rotte internazionali delle merci che, attraverso il Mediterraneo, collegano l’Estremo Oriente all’Europa, secondo il manager l’intera penisola potrebbero costituire una formidabile piattaforma logistica, e la Sicilia a maggior ragione, dal punto di vista strategico; ma il nostro Paese non è attrezzato per farlo. E’ così che le navi portacontainers perdono 5-6 giorni di tempo per raggiungere i porti allo scopo attrezzati, situati nel Nord Europa.
Sono importanti i numeri che Monti elenca, con malcelato orgoglio, agli intervistatori Roberto Di Maria e Riccardo Manieri. Risultati ottenuti grazie ad una gestione della portualità occidentale fondata su un presupposto fondamentale: lo studio del mercato. Identificata la domanda, si è proceduto a soddisfarla nei suoi diversi settori: dal RO-RO al container, dai passeggeri nazionali ai crocieristi.
Nel dettaglio, con le due principali compagnie crocieristiche internazionali sono stati conclusi, sui 4 terminal di competenza dell’autorità portuale (Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle), accordi che riguardano i prossimi 35 anni; i servizi alle merci sono stati riorganizzati con una sola azienda, che investirà 10 milioni di euro, con cui si è chiuso un accordo per i prossimi 40 anni; sono stati messi in efficienza energetica, con modalità “green” i 4 porti di competenza dell’Autorità con un investimento di circa 14 milioni di €.
Sono in corso inoltre opere di grande infrastrutturazione: i porti della Sicilia Occidentale, fino a qualche anno fa relegati agli ultimi posti in ambito nazionale ed internazionale, hanno oggi la dignità di collocarsi nel corridoio TEN-T come porti di riferimento crocieristico. Siamo alle fasi conclusive del dragaggio del porto di Palermo e si sta iniziando con quelli di Trapani e Termini Imerese (molo di sottoflutto), mentre a Porto Empedocle si sta procedendo alla caratterizzazione delle terre in alveo da scavare.
Per quanto riguarda la cantieristica, è stato siglato un accordo con Fincantieri a Palermo fino al 2057 per i lavori di manutenzione, di allungamento o costruzione di nuove navi, con grandi ricadute in termini di indotto: il cantiere di Palermo ha cosi ottenuto altri 120 milioni di finanziamento da parte dello stato. Un investimento complessivo negli ultimi 3 anni di 400 milioni di euro, di cui 298 riguardano opere in fase avanzata di realizzazione. I risultati, in termini di crescita dei flussi complessivi, hanno dell’incredibile: persino il traffico registrato nel 2020, anno del Covid, registra ugualmente un +20%.
Per quanto riguarda il rapporto, spesso conflittuale, tra Palermo ed il suo porto, il Presidente Monti afferma che quest’ultimo “deve diventare l’anima pulsante di una città che si riappropria del suo mare, ricostruendo un rapporto che, con il tempo, è andato perduto”, anche sfruttando le peculiarità di quella che fu la città “tutto-porto”: “Abbiamo lavorato molto al molo trapezoidale, che è l’unica area portuale al mondo inserita nel percorso dei Siti Unesco”
In questo senso si inseriscono anche le grandi infrastrutture di collegamento, prima fra tutte il tunnel da 1,2 miliardi di euro destinato a passare sotto il porto collegando le due testate autostradali; ma sul progetto non mancano le perplessità, anche da parte del gruppo In Progress.
“Il progetto è del 2008 e quindi l’ho ereditato già vecchio: va rivisto, ma sempre nell’ottica di evitare il congestionamento delle vie di accesso al porto. Per questo ci siamo messi attorno ad un tavolo con tutti i soggetti interessati: Provveditore alle OOPP, Regione, viceministro Cancelleri. Abbiamo deciso di realizzare un progetto di fattibilità, per il quale sono stati stanziati 1,4 milioni di euro. La fattibilità ci deve dire chiaramente se quest’idea di passare sott’acqua, molto più veloce e più rapida per connettere la A19 per Catania con la A29 per Mazara del Vallo è efficace nel decongestionare il flusso di merci verso il porto”. La tangenziale? “si può ragionare anche su questo, io non sono uno che non si confronta, sono uno che si siede al tavoli e cerca di dire la sua, ma che poi prova a fare sintesi. Perché occorre dare risposte ai cittadini: io devo darle ai miei utenti portuali, ai quali devo consentire di uscire dal porto e raggiungere le grandi arterie di collegamento con grande rapidità” Ad ogni modo lo studio di fattibilità indicherà se questo progetto può accedere ai fondi destinati ai sistemi TEN-T di cui Palermo fa parte, “come è avvenuto per il collegamento Amburgo-Copenaghen dove con 16 miliardi si sta realizzando un tunnel subalveo di 18 km” sottolinea il Presidente dell’Autorità portuale.
Ma perché le grandi portacontainers non attraccano in Sicilia? La ricetta di Pasqualino Monti è: “reindustrializzazione prima di realizzare grandi porti per grandi portacontainers, altrimenti si rischia di fare la fine di Gioia Tauro, porto transhipment che non ha un retroterra adeguatamente industrializzato e che è stato ben presto surclassato dai porti della sponda sud del Mediterraneo, favoriti da un costo del lavoro irrisori rispetto al nostro”.
Monti ha quindi spiegato che, oltre al normale servizio transhipment, occorre offrire qualcosa in più per attrarre una nave portacontainers nei nostri porti: l’industria che si sviluppa alle spalle dei porti di attracco, in grado di lavorare le merci sbarcate.
“La mia idea per la Sicilia è: due interporti ed un’unica piattaforma a mare, ma da realizzare con il mercato” affiancare quindi questa iniziativa con una politica fiscale che accompagni una fase di reindustrializzazione a terra: un retroterra industrializzato, per cui, secondo Monti, non bastano le ZES, che per semplificare le pratiche “richiedono ancora 23 timbri” ed a cui sono destinati finanziamenti limitati, non sufficienti ad attrarre nuove attività”.
Quindi, alla domanda sul ruolo della Sicilia come parte di una grande piattaforma logistica in grado di intercettare i flussi di containers che, al momento, ci passano a poche miglia in direzione Rotterdam, il Presidente Monti risponde che è possibile, ma solo a condizione di realizzare le infrastrutture industriali nel retroterra “Sto ragionando su Porto Empedocle, che rientra in discussioni in corso a livello regionale, come grande piattaforma containers, ma con, alle spalle, una sua area industriale in grado di lavorare le merci, in aggiunta al servizio transhipment”. Un porto fondamentale, quindi, anche per “riconnettere una parte importante dell’Europa con i mercati occidentali, e non farlo fare esclusivamente ai porti spagnoli ed, in parte, a quelli francesi”.
Ma con l’attuale stato delle infrastrutture, e con l’attuale isolamento della Sicilia, priva di collegamento stabile con il continente, tutto questo è impensabile: in tal senso, il nostro interlocutore ricorda che si sta spendendo molto da parte del governo nazionale ma anche da parte di quello regionale, di cui ricorda l’impegno, soprattutto nell’opera dell’assessore regionale alla mobilità, Marco Falcone, con cui si è creata una proficua collaborazione.
Sinergie che, a nostro avviso, occorre ulteriormente implementare per consentire una rinascita della nostra terra. Con certe managerialità, e con l’impegno di tutti i soggetti istituzionali interessati, possiamo farcela.