Il progetto dell’estensione della rete tranviaria denominato “sistema tram-fase 2” è basato, come sappiamo, dalla abolizione della linea aerea di alimentazione, altrimenti detta “catenaria”: è quel sistema di cavi elettrici che, attraverso i pantografi, permette ai tram di ricevere l’alimentazione elettrica a 750 Volts necessaria alla loro trazione. Ritenuti talmente impattanti sull’estetica dell’ambiente urbano dall’attuale amministrazione comunale, ne è stata richiesta l’eliminazione già in fase di concorso di progettazione, almeno in alcuni tratti considerati in tal senso “critici”. In sede di consorso, la proposta prima classificata ha previsto il sistema “catenary free” ovvero senza catenaria, in tutte le nuove linee da realizzare.
Una scelta che ha suscitato non poche perplessità, soprattutto fra gli addetti ai lavori. E’ ben noto, infatti, che i diversi sistemi di captazione alternativi alla linea aerea presentano non poche criticità. Quello prescelto per Palermo, con sistema di trazione a batterie elettriche ricaricate dal basso ad ogni fermata, non fa certo eccezione, anzi.
Basti pensare che questo tipo di sistema catenary free consuma mediamente il 60% in più di energia elettrica rispetto ad uno tradizionale (con linea aerea di contatto). I dati riportati in tabella, pubblicati nel sito specializzato www.co2nnect.org riportano le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente per passeggero trasportato e km percorso dei principali mezzi di trasporto. Il tram emette in ambiente 0,042 kg di CO2 per passeggero e per km, come il filobus (valore evidenziato in azzurro). Se consideriamo, per la maggiore quantità di corrente consumata, un proporzionale incremento dell’emissione di CO2 in ambiente, otteniamo per un tram catenary-free: 0,042×160%=0,067 kg di CO2 per passeggero-km. Pressoché la stessa emissione di un tradizionale autobus a trazione diesel, che ne emette 0,069 kg (valore evidenziato in tabella in marrone).
Ma le considerazioni sorprendenti, per quello che viene ritenuto il sistema di trasporto più ecosostenibile al mondo, non finiscono qui. Nel caso in cui il tram senza catenaria viaggiasse con un tasso di riempimento basso, inquinerebbe molto di più. Consideriamo, ad esempio, un tram da 200 posti: esso immetterebbe nell’ambiente 200×0,067 = 13,4 kg di CO2 per ogni chilometro percorso; un autobus da 100 posti ne immetterebbe 100×0,067 = 6,9. Tale emissione prescinde dalla quantità di persone trasportate che influisce pochissimo sullo sforzo di trazione e, quindi, sui consumi.
Pertanto, qualora i due mezzi viaggiassero entrambi con 100 passeggeri a bordo, e quindi a parità di passeggeri trasportati, l’emissione del tram catenary free sarebbe sempre di 13,4 kg, ovvero quasi il doppio di quella di un normale bus a trazione diesel che immetterebbe nell’ambiente i 6,9 kg al km calcolati sopra.
In sintesi, sulla base di questi dati possiamo affermare che un tram con caricamento ad induzione, al massimo riempimento, ha lo stesso impatto ambientale di un autobus a trazione diesel. Ma in condizioni di scarso riempimento, inquina molto di più! Assolutamente sconsigliabile, quindi, in linee a scarso flusso, come potrebbero essere le linee periferiche palermitane per Sferracavallo e Mondello.
Inoltre, la stessa tabella, tratta da www.co2nnect.org, dimostra, a conti fatti, che il tram “catenary free” inquina poco meno di un’auto ibrida ed il 56% in più di un’automobile elettrica . A questo punto, chi se la sente ancora di sostenere che il tram è il mezzo di trasporto pubblico di massa più ecosostenibile?