PASQUALINO MONTI, IN UN’INTERVISTA A “LA VERITA’ ” SOLLEVA SERI DUBBI SULLA ELETTRIFICAZIONE DELLE BANCHINE PORTUALI, PREVISTA NEL PNRR
Pasqualino Monti (QUI ospite di PROGRESS ON LINE), Presidente dell’Autorità Portuale della Sicilia Occidentale non è uno che le manda a dire. E sul finanziamento di 675 milioni, previsto dal PNRR, mirato a rendere “Green” i porti italiani, esprime con chiarezza le sue perplessità: si tratta del cosiddetto “cold ironing” ovvero l’alimentazione elettrica delle navi attraccate in banchina.
Fa infatti notare che sarebbe complicato, per navi che hanno anche 40 anni di vita, “adeguare i propri impianti per prendere corrente da terra”. E rammenta pure che “con i prezzi del kilowattora attuali e futuri” sarebbe alquanto proibitivo un siffatto utilizzo della corrente elettrica da parte dei natanti attraccati in porto.
Si chiede, inoltre, perchè non destinare queste somme ad altri interventi, magari diretti a svecchiare una flotta piuttosto attempata. Sottolineando, inoltre, che le moderne navi sono ormai bi-fuel, in quanto consumano sia gas naturale (all’interno del porto) che carburante pesante da motore diesel (il cosiddetto “bunker”). E che, inoltre, si sta studiando al possibilità di alimentarle ad idrogeno, propellente ancor meno impattante.
Affermazioni che smascherano le tante belle parole che abbiamo sentito affermare alle più disparate fonti governative, sempre pronte ad osannare la cosiddetta “transizione ecologica” dei trasporti via mare. Primo fra tutti il ministro Giovannini, che ha più volte citato l’intervento di elettrificazione delle banchine come una sorta di svolta epocale.
Svolta, in realtà, solo di facciata, che riguarderà praticamente tutti i porti italiani tranne due: Genova e Trieste. Strutture su cui il PNRR, invece, ha previsto ben altri interventi, puntandovi sopra tutto il destino del trasporto via mare. Alla rimanente portualità, situata soprattutto nel mezzogiorno, tocca il “contentino” della finta sostenibilità, sotto forma di enormi prese elettriche a cui far collegare le navi in banchina.
Il tutto in linea con due tendenze consolidate negli ultimi anni e subito confermate anche dal governo “dei migliori” guidato da Mario Draghi (che TG e stampa non si stancano di osannare): la scarsissima considerazione verso il Sud e l’ambientalismo da salotto.
La prima è molto datata, risalendo all’Unità d’Italia; in tempi recenti, al massimo, si è evoluta, relegando l’Italia meridionale alla produzione di cervelli a buon mercato per la “locomotiva” padana, da tempo quasi ferma, anche se pochi sembrano essersene accorti.
La seconda è più recente, e dopo lunghi anni di onorata carriera ad opera anche di veri ambientalisti, ha attraversato un grillismo sempre meno convinto ed è approdata a partiti dalla tradizione più lunga, un tempo animati da ben altre ideologie, oggi alla disperata ricerca di un’identità che dissimuli l’abbarbicarsi al potere fine a sè stesso.
In entrambi i casi, tuttavia, a soccombere non sarà soltanto il Sud. Non c’è verso di salvarsi quando la locomotiva non tira più ed i vagoni, anzichè essere motorizzati, vengono saldati alle rotaie.