I PONTI CROLLANO, MA NON SOLO IN ITALIA. IL CASO DI PITTSBURGH DEVE FARCI RIFLETTERE
La fragilità delle infrastrutture non è un problema soltanto italiano: anche gli avanzatissimo Stati Uniti, da sempre all’avanguardia nelle infrastrutture stradali (nacquero da quelle parti le prime normative per la progettazione stradale, poi importate in Europa) devono fare i conti con il loro principale nemico: il tempo.
A Pittsburgh, pochi giorni fa, si è verificato un clamoroso crollo, avvenuto poche ore prima della visita all’infrastruttura di Biden, per presiedere una riunione incentrata proprio sulle condizioni dei tanti ponti della città: nella foto in apertura, tratta del New York Times (QUI l’articolo), un’immagine del disastro. La cronaca rimanda a molte situazioni italiane, con tanto di conta dei danni e delle possibili conseguenze alle tante strutture simili presenti in zona:
“Almeno 10 persone hanno riportato ferite non mortali, hanno detto i funzionari. Secondo un’analisi, affrontare i problemi strutturali dei quasi 450 ponti di Pittsburgh costerebbe 458 milioni di dollari.“
E ancora:
“Nella Città dei Ponti non è stato un evento piacevole. Il ponte a quattro corsie di Forbes Avenue, che sovrastava con la sua struttura in acciaio un pittoresco burrone boscoso, convogliava il traffico da e verso i quartieri dell’East End della città. Aveva circa 50 anni e, secondo gli ispettori, era in cattive condizioni; tuttavia, anche in queste condizioni non era un’eccezione a Pittsburgh.
Poi venerdì mattina, poche ore prima che il presidente Biden si preparasse per visitare la città al fine di discutere le condizioni delle infrastrutture del paese, il ponte è crollato nella conca innevata sottostante. Almeno 10 persone sono rimaste ferite, quattro delle quali abbastanza gravemente da richiedere cure ospedaliere, secondo un portavoce dell’ospedale. Ma nessuno è stato ucciso e i funzionari hanno affermato che nessuno dei feriti era in pericolo di vita.”
Il momento del crollo – intorno alle 6:45 – e il fatto che le scuole cittadine aprissero con due ore di ritardo a causa della neve hanno evitato un bilancio molto più grave. Infatti, quando il ponte è caduto, c’erano solo quattro auto e un autobus, con a bordo un autista e due passeggeri, in transito.
Mal comune mezzo gaudio? Niente affatto. Casomai, una conferma: l’invecchiamento delle infrastrutture, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno oltre mezzo secolo di vita nel cosiddetto “occidente industrializzato”, deve farci riflettere, e parecchio. Su quanto stiamo prendendo sul serio il problema e su quanto la manutenzione dell’esistente, soprattutto per le strutture più complesse e delicate, sia da considerare una priorità, e non un optional.