RADDOPPIO OGLIASTRILLO-CEFALU’-CASTELBUONO, TUTTO ANCORA FERMO. COSA STA SUCCEDENDO?
Tutto ancora fermo nel cantiere del raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Cefalu’-Castelbuono. Le cause? Non sono chiare: i sindacati parlano di difficoltà economiche dell’impresa appaltatrice, la Toto Costruzioni. Quest’ultima riferisce di difficoltà tecniche che richiedono una perizia di variante, in via di redazione.
Alla base di tutto, ci sarebbe l’incidente che ha bloccato tutto qualche mese fa, quando all’altezza di contrada Vallone di Falco la “Talpa meccanica” che sta scavando la galleria si è fermata a causa di uno “sfornellamento“, ovvero di una voragine apertasi tra la sommità della galleria e la superficie verificatosi l’8 settembre del 2022.
Rammentiamo ai lettori che non conoscano i particolari tecnici dei lavori, che essi prevedono lo scavo della galleria “Cefalù” di 6.680 metri tra la località Ogliastrillo (dove attualmente ha termine il doppio binari della linea proveniente da Palermo) e il vallone Carbone, in direzione Castelbuono. La galleria, a doppia canna (ovvero costituita da due tunnel affiancati, uno per binario) viene scavata con una Tunnel Boring Machine (TBM) una macchina appositamente costruita che scava il tunnel con una grande fresa rotante di 10 metri di diametro e lo riveste immediatamente con anello di conci prefabbricati in calcestruzzo armato.
La macchina può scavare sostenendo il fronte di scavo con il sistema EPB (Earth Pressure. Balance, ovvero a pressione di terra): in questa modalità lo stesso terreno frantumato dalla fresa e miscelato con un apposito liquido, viene spinto all’interno della “camera di scavo” (l’intercapedine che si forma tra la fresa e la roccia viva) per sostenerne le pareti. Ma in caso di terreni coerenti, che non presentano grossi pericoli di crollo in fase di scavo, la pressione sul terreno può essere evitata, scavando quindi in modalità “aperta”.
Dopo aver esaminato la natura dei terreni presenti lungo l’asse della galleria, si è scelta la soluzione “mista”, ovvero una TBM che possa operare sia in modalità EPB che in modalità “aperta” senza pressione sul fronte di scavo, a seconda dei terreni incontrati.
Evidentemente, , come riporta puntualmente Saro Di Paola nella sua rubrica nel sito Qualecefalu, questa metodologia ha avuto qualche conseguenza nello sfornellamento di Vallone di Falco, al punto da rendere necessaria una variante per passare alla metodologia EPB per tutta la durata dello scavo. La perizia si rende necessaria perchè ciò comporta maggiori oneri per l’impresa, ed è in fase di approvazione. Nel frattempo, il cantiere rimane fermo e gli operai senza stipendio.
Ringraziamo Saro Di Paola per le informazioni ed i puntuali chiarimenti tecnici.
Chi vuole approfondire nel nostro sito, può usufruire dei seguenti LINK: