LASCIA PERPLESSI LA PRESENZA DELLA POLITICA NELLE RIUNIONI TECNICHE PER LA VERIFICA DEL SISTEMA TRAM DI PALERMO.

Veniamo a sapere che la mattina del 19 gennaio scorso si è svolta una riunione tra l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, i progettisti del sistema tranviario della città di Palermo ed i responsabili della società ICMQ, l’istituto di certificazione incaricato di effettuare la verifica del progetto delle linee A, B e C.

Al termine, le dichiarazioni rassicuranti dell’assessore che ha tenuto a precisare che “le dichiarazioni strumentali e catastrofiste di questi ultimi giorni, messe in giro con l’obiettivo di screditare il progetto tram di Palermo, non sono supportate da alcun elemento di veridicità”

Su questa frase verrebbe da chiedersi se le dichiarazioni a cui fa riferimento l’assessore siano quelle del consiglio Superiore dei LLPP o quelle stesse dei verificatori. Il primo, questa estate, è arrivato a scrivere che il progetto è gravato da “serie lacune”, “analisi scarse”, dati “generici e insufficienti” ed “assenza di qualsiasi valutazione” su alcuni aspetti tecnici.

I verificatori, nel loro primo rapporto del novembre scorso, hanno parimenti evidenziato carenze tali da portarli a scrivere, nero su bianco che “un numero elevato di problematiche non risulta affrontato del tutto“; problematiche che vanno dall’assenza di calcoli elettrici al mancato dimensionamento dei collettori per il deflusso delle acque meteoriche.

Per rimanere a questi ultimi, prendiamo tuttavia atto delle dichiarazioni, anch’esse rassicuranti, del presidente di ICMQ, che dichiara di essere “a fianco dell’amministrazione comunale con l’obiettivo di supportare l’attività del RUP in occasione della validazione del progetto”.

Questa dichiarazione ci trova concordi negli intenti, dato che un progetto così ben pagato è anche il caso che arrivi, quanto meno, all’approvazione, integrato con quelle documentazioni tecniche che lo stesso ICMQ ha richiesto senza le quali, con tutta evidenza, i problemi in fase esecutiva sarebbero pressoché irrisolvibili.

Un film già visto, dal momento che proprio a Palermo paghiamo lo scotto di diverse situazioni compromesse in fase esecutiva: un esempio per tutti è l’anello ferroviario, con varianti in corso d’opera per 28 milioni di euro che, comunque, non hanno evitato problemi riconducibili ai lavori svolti, come sembrerebbe sia successo per l’innalzamento della falda ed il conseguente allagamento di alcuni scantinati subito dopo l’esecuzione dei lavori.

Detto questo sul merito, non ci sottraiamo ad una valutazione sul metodo. Ci chiediamo, innanzitutto, se sia opportuno, nell’ambito di un procedimento di natura squisitamente tecnica, che la politica si interponga con tutto il suo peso, presenziando una riunione tra progettisti e verificatori. E se sia opportuno che i verificatori, veri arbitri del procedimento progettuale, rilascino dichiarazioni pubbliche.

Si potrebbe rispondere che ciò non è vietato per legge, ed è verissimo. Ma noi parliamo di opportunità. E non lo facciamo a caso, visto che già in passato abbiamo assistito a cambi di orientamento a dir poco sorprendenti.

Ricordiamo, per esempio, quanto è successo per il PUMS, che non abbiamo esitato a definire incompleto e lacunoso dopo un’attenta lettura che ci ha spinti a presentare formalmente ben nove osservazioni scritte. PUMS regolarmente approvato, sorprendentemente, dopo alcune miracolose “correzioni” degli uffici competenti.

Proprio sul tram, abbiamo assistito ad una prima bocciatura nella graduatoria per il finanziamento delle linee D, E, F, G, da parte del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile,  poi rivista in un secondo tempo con l’assegnazione del finanziamento a fine 2020 per quasi 480 milioni di euro.

Ovviamente ci auguriamo che le correzioni apportate, in tutti i casi elencati, siano tali da restituire alla città elaborati progettuali e pianificatori all’altezza di una metropoli europea. Gradiremmo, ancor di più, che la politica si attenesse al suo ruolo, che non riteniamo essere quello di presenziare ai procedimenti di confronto ed alle verifiche tecniche.

Ultima considerazione: il verificatore, a norma di Legge, non è pagato per correggere eventuali carenze progettuali, né per seguire, man nella mano, i progettisti durante il loro lavoro; sarebbe troppo comodo, se così fosse. E’ semplicemente un Ente affiancato al RUP nelle operazioni che condurranno alla validazione e quindi, alla messa in cantiere del progetto; ovvero, al suo respingimento, con tutto quello che ne consegue, nel superiore interesse dell’amministrazione pubblica.  L’impressione che abbiamo avuto, dopo aver letto le esternazioni dei soggetti interessati, non ci pare coincidente con questo ruolo.

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