UNA NOTA DI CUB TRASPORTI EVIDENZIA LA SITUAZIONE DI ANARCHIA CHE REGNA LUNGO LE LINEE TRANVIARIE
Crescono le segnalazioni di problemi di sicurezza lungo le corsie riservate ai tram di Palermo. Da giorni girano filmati sul web, ripresi direttamente dai convogli durante la loro corsa, in cui è ben visibile la presenza di mezzi a due ruote che percorrono tranquillamente la sede riservata ai mezzi su ferro. Frequenti gli attraversamenti della sede da parte di autoveicoli di ogni tipo, senza rispettare gli appositi semafori.
CUB trasporti ha già denunciato ” l’alto rischio, l’insidiosità che si presenta davanti ogni giorno e per ogni ora di lavoro svolto” per gli operatori del tram, in una nota dell’8 febbraio scorso, in cui segnalano che:
“Si riscontra una grave situazione lavorativa, da non sottovalutare, all’interno delle linee tranviarie e delle corsie preferenziali dei bus AMAT, la frequente presenza alle prime luci del giorno, di macchine private, che da un po’ di tempo scavalcano il primo traffico mattutino transitando sulle nostre corsie, e poi podisti, ciclisti, sportivi in genere, monopattini e bici elettriche. E’ contro la norma, l’art. 177 del CDS lo vieta, non possono occupare la tramvia.”
La lettera, firmata dal segretario generale Antonio Vitale è stata inviata ad A.M.A.T. S.p.A Palermo, alla Prefettura, al Sindaco di Palermo, ed all’Agenzia Nazionale sicurezza. Ve la proponiamo integralmente QUI.
Nella speranza che chi di dovere intervenga, prima che succeda qualcosa di irreparabile. Suggeriamo l’incremento dei controlli soprattutto agli incroci, per i quali, evidentemente, la presenza del semaforo, da sola, non basta. Ma quello dell’assenza dei controlli è un tema dolente che spesso abbiamo trattato, sollecitando chi di dovere, senza successo; il problema potrebbe essere risolto facendo in modo che i Vigili Urbani, in numero adeguato, siano finalmente presenti sul territorio. Speriamo di essere più fortunati in futuro, e non soltanto per risolvere il problema della sicurezza nei trasporti pubblici urbani.