IL CANTIERE DI VICOLO BERNAVA E’ FERMO, IN ATTESA DELLA REVISIONE PROGETTUALE – LE NOSTRE VALUTAZIONI E L’IPOTESI AZOTO LIQUIDO

Il filmato è stato realizzato da Franco, un nostro affezionato follower, che ringraziamo, invitando tutti quelli che vogliano imitarlo a contribuire ai nostri contenuti con foto, filmati e commenti.

Ed a proposito di commenti, bastano due parole per descrivere quello che vediamo nel video: tutto fermo. E’ la sintesi di un cantiere che, dopo un buon andamento nei mesi scorsi, che vi abbiamo regolarmente testimoniato, si è improvvisamente arenato.

Il problema è quello che vi abbiamo riferito in un precedente articolo del 12 aprile 2023. Le sorprese geotecniche, in questo punto maledetto del sottosuolo palermitano sembrano non aver finito di tormentare i lavori per il raddoppio del Passante ferroviario, a cui mancano, nella tratta  Notarbartolo-Orleans soltanto 50 metri: sono quelli sottostanti il vicolo Bernava (QUI un interessante filmato esplicativo).

Cosa stia succedendo, là sotto, non è dato sapere. Dopo i consolidamenti del terreno effettuati a scavo completato (fino a circa 30 m. di profondità) è stata eseguita una serie di prove per accertare la bontà dell’intervento eseguito, le quali non hanno dato esito positivo, essendosi verificate, in superficie, deformazioni non trascurabili. La Direzione Lavori ha quindi deciso di fermare le opere per qualche giorno lasciando la parola ai progettisti, che stanno valutando altri interventi di consolidamento alternativi a quelli eseguiti.

In ambienti RFI preferiscono tenere le bocche cucite sugli interventi ipotizzati. Ma qualcosa è trapelata a noi di In Progress. Come si ricorderà, l’area sottostante vicolo Bernava è interessata da una copiosa presenza di acque sotterranee, che attraversano uno strato di calcareniti particolarmente sciolte. La calcarenite, per inciso, è una roccia formatasi dalla cementazione della sabbia presente in fondali marini primordiali, nel periodo del Pleistocene, quando la Conca d’oro era immersa in un mare poco profondo.

Queste sabbie, sedimentatesi nel fondo del mare, si sono cementate grazie al calcare che si è depositato tra i diversi granelli, rendendoli coesi. E’ questo il materiale che per centinaia di anni è stato utilizzato per le costruzioni della stessa città di Palermo: i tipici mattoni di colore giallo presenti in tutti i palazzi della conca d’Oro, e non solo, proviene da cave di calcarenite.

Ma la calcarenite può essere più o meno compatta, a seconda della quantità di calcare che la “cementa”. Nel caso del sottosuolo di vicolo Bernava, questa roccia si presenta praticamente priva di matrice cementante, e quindi costituisce veri e propri banchi di sabbia sciolta. Un materiale difficile da scavare, come è facile comprendere, ancor più in presenza di acque sotterranee, come avviene sotto vicolo Bernava. La sezione geologica dell’immagine seguente è, in tal senso, molto esplicativa.

BERNAVA CONSOLIDAMENTO

Quello che ci risulta, ad oggi, è che al momento il progettista ha studiato un intervento di consolidamento con metodologie classiche: sostanzialmente, iniezioni di malta cementizia. Un materiale che, all’interno delle sabbie, serve a costituire quella matrice che manca per stabilizzarle e renderle coese. Ma il problema del sottosuolo registrato nei giorni scorsi, tale da provocare deformazioni non più trascurabili, evidentemente dimostra che tale approccio è insufficiente.

A quanto si apprende, il problema non sarebbe dovuto soltanto al deflusso delle acque sotterranee. Evidentemente, le sabbie sono ancora meno coese di quanto ci si aspettava, e non si riesce a consolidarle con i metodi di cui sopra. Si studia quindi, da parte dei tecnici di RFI, un metodo alternativo. Una diversa composizione delle malte cementizie iniettate, ad esempi, magari con l’apporto di resine. Ma potrebbe esserci un’altra soluzione.

Si starebbe pensando infatti ad un intervento che chi scrive ha ipotizzato in tempi non sospetti, quando ancora non si era arrivati al punto di prevedere la demolizione delle cinque palazzine che hanno subito danni irrimediabili dovuti allo scavo della galleria.

Si tratta dell’utilizzo dell’azoto liquido per congelare il terreno intriso d’acqua e scavarci dentro. Una metodologia utilizzata in casi che presentano terreni sciolti in presenza di falda acquifera ben alimentata: una condizione che, per quanto ne sappiamo, fotografa perfettamente il sottosuolo di vicolo Bernava. In questo articolo possiamo apprezzare una recente applicazione del congelamento artificiale del terreno con azoto liquido nei lavori per la metropolitana di Roma, linea C.

L’adozione dell’azoto liquido è molto complessa e costosa: in sintesi, essa prevede la circolazione dell’azoto liquido a 180 gradi sotto zero in tubature inserite realizzati all’interno del terreno da realizzare. L’azoto, una volta fuoriuscito da speciali valvole, evapora sottraendo calore al volume circostante e, quindi, congelando l’acqua all’interno del terreno. Il risultato è un volume stabile, coeso e dalle buone caratteristiche meccaniche, tale da poter eseguire lo scavo all’asciutto e senza pericoli di crollo.

Una tecnologia efficace, ma molto complessa e costosa: probabilmente è questo il motivo per cui tale soluzione è stata finora scartata per essere adottata su tutta la galleria ancora da scavare. Tuttavia, essa oggi potrebbe essere adottata in alcuni tratti limitati e “critici” dell’intervento: in particolare il punto di contatto tra la trincea appena scavata ed i due fronti di scavo, lato Lolli e lato Orleans, della galleria precedentemente scavata prima della sospensione a causa della sorpresa geologica. Nella figura, possiamo osservare il dettaglio di quello lato Orleans, dove in rosso è indicato il volume da consolidare.

Non sappiamo se questa soluzione verrà presa in considerazione, ma potrebbe servire a risolvere, una volta per tutte, le problematiche riscontrate. E da concludere, finalmente, lo scavo della galleria dispari del Passante ferroviario.

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