Ryanair ha la meglio sul governo, e salta il tetto massimo ai prezzi dei biglietti. Sul provvedimento abbiamo espresso le nostre perplessità in un articolo del 10 agosto scorso.

Secondo il Sole 24 Ore l’esecutivo italiano lavora a un emendamento al testo che è al Senato per la conversione in legge del Decreto varato lo scorso 8 agosto: le compagnie aeree recuperano la piena libertà di aumentare le tariffe via via che le persone prenotano il viaggio.

Salta quindi il tetto massimo, fissato nel Decreto sul prezzo di vendita del biglietto, o dei servizi accessori. Era stato fissato nella misura del 200% superiore alla tariffa media del volo. Rimane attivo il divieto di fissare le tariffe in base alla profilazione web degli utenti o sul dispositivo usato dei biglietti da e per le isole, ossia laddove sussistono esigenze di continuità territoriale.

Una netta vittoria di Ryanair, che, per bocca dell’AD  Wilson, ha duramente criticato il Decreto, perchè “in netto contrasto con il regolamento 1008 dell’Unione europea che lascia le compagnie libere di fissare i prezzi. Per questo l’Europa spazzerà via le norme italiane, colpevoli di interferire con il mercato”. Non è che, magari tardivamente, a Palazzo Chigi se ne sono accorti, correndo ai ripari prima che provvedesse la UE?

Le nostre, e non solo nostre, perplessità sul Decreto, dalla dubbia efficacia

In ogni caso, chi scrive aveva già chiaramente manifestato le proprie perplessità in un articolo del 10 agosto scorso. Un primo commento lo aveva espresso un autorevole esperto di trasporti, Pietro Spirito, in un articolo sul sito www.genteeterritorio.it con le seguenti parole: “ La misura pare un effetto annuncio da un lato e uno strumento inflattivo dall’altro, perché induce le compagnie aeree ad incrementare, appunto, il prezzo medio. Inoltre, presenta elementi di incentivi alla collusione oligopolistica laddove il prezzo medio agisca da punto focale.

D’altronde, come abbiamo aggiunto noi, le dinamiche del mercato sono implacabili. Ci eravamo quindi chiesti cosa succederebbe se il prezzo medio di un volo, ad esempio Catania-Roma fosse portato, artificiosamente, a 200 Euro? Di fatto, la misura del governo avrebbe reso possibili rincari del biglietto fino a 600 Euro… E tutto questo dopo essere entrati a gamba tesa sul libero mercato.

Evidentemente, qualcosa di trasporti ne capiamo. Non possiamo dire la stessa cosa su chi ha ispirato questo decreto, già morto prima ancora di nascere. Con buona pace per i proclami ed i toni minacciosi che, forse improvvidamente, sono stati a più riprese usati da chi ci amministra, localmente e non.

Nella speranza, forse vana, che prevalga il buon senso, e si metta finalmente mano ad una materia, quella del trasporto aereo, che andrebbe affrontata nel suo complesso, a partire dalla governance degli aeroporti che ha mostrato tutti i suoi limiti proprio questa estate, con la grottesca vicenda dell’incendio di Fontanarossa. Anche su questo argomento non è mancato il nostro intervento: ne trarranno ispirazione i nostri governanti?

 

 

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