LA CITTA’ METROPOLITANA INVIA ALLA CONFERENZA DEI SERVIZI I PARERI NON FAVOREVOLE AL PROGETTO DEFINITIVO DEL PONTE SULLO STRETTO

Siamo in grado di proporvi il Parere del servizio “RR.NN.OO. e Aree Protette” della Città Metropolitana di Messina, reso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in vista della Conferenza dei servizi per l’approvazione del Progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, sottoposto nei mesi scorsi ad aggiornamento. Un parere apertamente negativo, come si legge al termine del provvedimento che alleghiamo di seguito.

Le motivazioni sono legate al fatto che  parte dell’opera ricade in parte nella zona “B” della Riserva Naturale Orientata “Laguna di Capo Peloro”, nonché all’interno del sito Natura 2000- ZPS ITA 030042 “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello Stretto di Messina”.

Secondo il Servizio, il sistema di fondazione delle gambe della Torre, unitamente ai pontili previsti nella fase di cantiere, interferirebbero negativamente con la costa marina della zona “B” della Riserva e con “la duna embrionale costiera ed un’importante formazione geologica “beach rock”; inoltre, l’attività di cantiere prevista nell’area ” accentuerà l’effetto di isolamento tra i due bacini lacustri “Ganzirri” e “Faro” creando “un reale isolamento ecologico“.

Altre problematiche riguardano le acque sotterranee, il cui flusso verrebbe compromesso dal sistema di fondazione delle pile del viadotto “Pantano” . Tirato in ballo persino la
problematica della “liquefazione” del terreno, che è stata superata in progetto attraverso il consolidamento del terreno di fondazione con colonne di jet-grouting per quanto concerne il viadotto Pantano; soluzione che <<non escluderebbe tuttavia il rischio
della “liquefazione” dei terreni ricadenti nel sito Natura 2000 ITA 030042, lungo il canale “Margi” (zona “B” di Riserva ) e di tutta l’area interposta tra i due bacini lacustri, nonché della più ampia fascia costiera notoriamente intensamente urbanizzata (abitati di “Faro” e “Ganzirri”)>>
cioè nelle aree non interessate dall’intervento.

Si sottolinea, inoltre, l’impatto negativo con l’avifauna del viadotto Pantano “che costituirebbe inoltre una barriera per gli spostamenti quotidiani degli uccelli tra un bacino e l’altro, con rischio di collisione soprattutto in caso di condizioni meteo avverse”

In ultimo, un riferimento ai “cambiamenti climatici a scala globale” con la conseguente “fusione dei ghiacci polari” e, di conseguenza “i due laghi “Ganzirri” e “Faro”saranno soggetti ad esondazione lungo le sponde basse a causa dell’innalzamento del livello del mare e della subsidenza indotta dal peso della torre, con conseguente cambiamento fisiografico del delicato ecosistema lagunare“.

Le nostre valutazioni

Motivazioni senz’altro legittime, ma che ci lasciano quanto meno perplessi. Facciamo notare che le “gambe” delle torri, come vengono menzionati nella relazione i piloni del Ponte, si trovano ad una certa distanza dalla costa (a monte della strada litoranea) in un’area fittamente edificata : proprio dove sono situati quei destinati ad abbattimento, per il cui esproprio continuano a protestare, e non poco, i proprietari.

Difficile che vi ricadano nè le “dune embrionali” nè l’importante formazione geologica “beach rock”.  Tali formazioni potrebbero essere minacciate dai pontili di cantiere, ma essendo questi ultimi provvisori, basterebbe semplicemente ripristinare lo stato dei luoghi “pro ante”, come si fa comunemente per tutte le opere di ingegneria.

Sul deflusso delle acque sotterranee, appare difficile che le fondazioni dei piloni del viadotto “Pantano”, ben distanti fra loro, creino addirittura una “barriera” al deflusso delle acque sotterranee.

Sul problema della liquefazione dei terreni, viene messo nero su bianco che esso viene risolto in corrispondenza delle opere previste, ma rimane immutato al di fuori di esse. E ci mancherebbe altro. A meno che non si pretenda che il Ponte sullo Stretto risolva tale problema (di natura squisitamente naturale, in quanto legato ad eventuali attività sismiche) in tutta l’area protetta… Ma per farlo occorrerebbe estendere a tutta quest’area il “jet grouting” ovvero il consolidamento del terreno in profondità mediante iniezioni di cemento. Strano modo di proteggere l’ambiente: con il materiale più odiato dagli ambientalisti!

Sui cambiamenti climatici su scala globale, e sulla presunta “subsidenza” causata dal pilone del Ponte, preferiamo stendere un velo pietoso, lasciando qualsiasi valutazione a chi ci legge.

Naturalmente, le nostre sono valutazioni  che lasciano il tempo che trovano di fronte ad un documento che ha piena legittimità e che sarà ampiamente discusso in sede di conferenza dei servizi, dove magari questo parere “negativo” (che non rappresenta la volontà dell’Ente territoriale, cioè della Città metropolitana di Messina, ma soltanto di un suo settore) potrà dare luogo ad apposite prescrizione da attuare in fase di progettazione esecutiva.

A questo link, il Parere del servizio RR.NN.OO. e Aree Protette della città metropolitana di Messina

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