Siamo in grado di rilevarvi le vere motivazioni del definanziamento della Regione siciliana
Il definanziamento del Ponte sullo Stretto ci era stato raccontato in maniera non molto esaustiva dalla Regione siciliana. Come ricorderete, qualche giorno fa in un laconico e stringato comunicato, il governo Schifani informava che: “La giunta regionale, riunita oggi pomeriggio a palazzo d’Orléans, ha preso atto all’unanimità che nell’attività di programmazione degli interventi del Piano sviluppo e coesione (Psc) 2021-2027 in Sicilia dovranno essere inserite alcune delle opere già programmate dal precedente esecutivo regionale, nonché altri nuovi interventi di forte impatto economico e strategico. Ciò potrebbe comportare una ulteriore riflessione sulla determinazione, al ribasso, dell’ammontare del contributo che la Regione Siciliana dovrà destinare alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina“.
Un comunicato che non ci aveva affatto convinto, come spiegammo nell’articolo che ne dava notizia lo scorso lo scorso 7 dicembre.
Troppo poco per un finanziamento di un miliardo di Euro annunciato in pompa magna nel mese di ottobre, in uno con l’inserimento del finanziamento del Ponte nella manovra di bilancio del Governo. Troppo facile, peraltro, dare la colpa al governo precedente, ma, come sappiamo, si tratta di una tradizione alla quale non riesce a sottrarsi nessun rappresentante dell’attuale classe politica.
Ecco cosa è successo
In effetti, c’era dell’altro, ed In Progress, grazie ad alcune indiscrezioni, è in grado di rivelarvi le vere cause di questo clamoroso dietro-front.
Come è noto, i Fondi di Sviluppo e Coesione possono finanziare solo opere pubbliche dotate di progetto esecutivo. Quindi non è possibile finanziare il Ponte nel suo complesso, dato che tale elaborato, al momento, non c’è: sarà possibile redigerlo dopo l’approvazione del progetto definitivo, in fase di aggiornamento. Inoltre, il finanziamento con i fondi FSC può riguardare solo una parte dell’opera, come ad esempio uno svincolo o un tratto di ferrovia delle opere di collegamento.
Se si fosse inserito nella finanziaria regionale il cofinanziamento del Ponte nel suo complesso, senza specificare quale parte, ma soprattutto in assenza del progetto esecutivo, ciò avrebbe causato l’impugnazione da parte del governo dello stanziamento, con il rischio di fare saltare l’intero bilancio regionale.
Per evitare di rinunciare completamente alla propria partecipazione nell’Opera, la Regione ricorrerà momentaneamente ai ripari iscrivendo in bilancio un importo di 150 milioni per il 2024. Una cifra irrisoria rispetto al miliardo preannunciato, ma che potrebbe essere incrementata in futuro, con l’approvazione del progetto esecutivo.
Uno scivolone, quindi, o quanto meno incauta comunicazione da parte della Regione qualche settimana fa. Eppure, per uno stanziamento di questa importanza ed entità, valeva la pena informarsi un pò meglio. Invece, sembra che ad avere ispirato la decisione del governo regionale, poi revocata con un voto all’unanimità, sia stato non un funzionario adeguatamente preparato, ma Topo Gigio.