“NON RISPONDEVANO AL TELEFONO” SECONDO IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE SALVO COCINA
E’ incredibile quanto ci è toccato di leggere su “Repubblica” di ieri, edizione Palermo. A quanto ha dichiarato il responsabile della Protezione Civile Regionale, ing. Salvo Cocina, giovedì scorso, mentre imperversavano gli incendi a Borgo Nuovo ed a Bellolampo, non sarebbe stato possibile attivare in tempo la Protezione Civile comunale perchè… nessuno rispondeva al telefono.
Tutto ciò mentre interi palazzi venivano minacciati dalle fiamme ed evacuati. “Una cosa senza precedenti” ha affermato Cocina, e gli crediamo. Per esperienza diretta, sappiamo quanto sia indispensabile, in questi casi, l’intervento di chi agisce sui luoghi e conosce il territorio. E cosa possa significare il minimo ritardo nel coordinamento di organismi diversi sul campo. Nel caso di regione e Comune, a Palermo ciò è potuto avvenire soltanto dopo due ore; nel frattempo, anche le bretelle laterali della A19 prendevano fuoco, con le loro discariche a cielo aperto.
Tra l’altro, parliamo di un incendio che, oltre a minacciare le abitazioni cittadine, avrebbe potuto avere conseguenze molto più disastrose se avesse toccato la discarica di Bellolampo. Cosa che, in parte, è successa per la sesta vasca, costringendo i tecnici a monitorare le emissioni in ambiente e verificare l’assenza di gas tossici. Insomma, “una tragedia scampata” secondo lo stesso Cocina.
Non deve essere piacevole fare il sindaco in queste condizione, e siamo sicuri che Lagalla (accorso sui luoghi insieme all’assessore Carta) cominci a rendersene conto: da una parte una protezione civile comunale semplicemente assente, dall’altra una bomba ecologica a due passi dalla città, sotto forma di discarica a cielo aperto.
Forse sarebbe il caso di smetterla con il “volemose bene” e cominciare a prendere seri provvedimenti nei confronti di chi ha sbagliato. Certe cose, peraltro ribadite dall’assessore al ramo, Tirrito, a proposito del responsabile comunale della Protezione civile (“non si era neanche attivato nonostante la notizia del gravissimo incendio fosse ormai su tutti i siti”) non possono esistere all’interno di un’amministrazione men che seria.
Nè può essere ammesso, in pieno 2022, il “misunderstanding” sui numeri di telefono, come abbiamo letto sull’articolo di “Repubblica”, manco fossimo negli anni ’60.
Forse ancor più grave è la condizione della discarica, sulla quale conosciamo i ritardi e le inadempienze del comune, che per anni ha inseguito il mito della differenziata totale non rendendosi conto che, in una grande città, si tratta di un obiettivo irraggiungibile. E le prospettive non sono certo a breve termine.
Gli impianti di trattamento promessi da Musumeci, se mai si faranno (a proposito, che fine hanno fatto i bandi per la loro realizzazione?) difficilmente saranno adeguati alle esigenze di una metropoli come Palermo, che si troverebbe a conferire i suoi rifiuti a… Gela.
Si, a oltre 200 km di distanza dalla città, in barba alla logica ed alla sostenibilità, ancora una volta messa da parte per motivi insondabili che, siamo sicuri, non attengono all’attenzione verso la parte orientale dell’isola di cui spesso è stato accusato il presidente delle Regione uscente.
Forse sarebbe il caso, anche con il nuovo assetto politico da fine settembre in poi, cominciare a dialogare sul serio, tra Comune e Regione, di questo ed altri problemi che, lo ricordiamo, non attengono ad un paesino sperduto, ma ad una metropoli di oltre 1,2 milioni di abitanti. Cominciando, magari, a scambiarsi i numeri di telefono.

