Dopo l’individuazione della soluzione tecnica, i lavori in corrispondenza di vicolo Bernava sembra si stiano avviando alla ripresa.
Dopo l’attivazione del doppio binario tra Palermo Notarbartolo e San Lorenzo, avvenuto lo scorso 9 luglio, rimane un’unica tratta a binario unico da raddoppiare: quella compresa tra Palermo Notarbartolo e Orleans, di 3 km circa. Ma per farlo, occorre realizzare l’ultimo tratto di soli 60 metri al di sotto di vicolo Bernava, dove problemi geotecnici molto complessi hanno causato oltre 10 anni di sosta nei lavori e l’attuazione di un intervento specifico con scavo dalla superficie.
Ricorderete che sotto vicolo Bernava, come avevamo spiegato in un precedente articolo, il problema della instabilità del sottosuolo non sarebbe dovuto soltanto al deflusso delle acque sotterranee. Evidentemente, le sabbie sono ancora meno coese di quanto ci si aspettava, e non si è riuscito a consolidarle con i metodi tradizionali. Durante le ultime settimane si sono quindi studiati alcuni interventi per migliorare le caratteristiche del terreno prima dello scavo di galleria, e di recente si è trovata la soluzione tecnica.
Tra le ipotesi avanzate dai tecnici, è stata vagliata anche quella proposta da “In Progress” : l’utilizzo dell’azoto liquido per congelare il terreno intriso d’acqua e scavarci dentro.. In questo articolo possiamo apprezzare una recente applicazione del congelamento artificiale del terreno con azoto liquido nei lavori per la metropolitana di Roma, linea C.
Le quantità necessarie per congelare il terreno, tuttavia, sarebbero state troppo elevate. Ciò che, ad esempio, ha già sconsigliato questa metodologia per lo scavo dell’intero tratto di galleria, lungo circa 60 metri. Ma che poteva essere preso in considerazione per lo scavo del tratto “di raccordo” lato Orleans, tra la galleria realizzata in fondo alla trincea e la galleria già scavata. Si tratta, in sostanza , di 9-10 metri al massimo di sottosuolo.
Moti di filtrazione veloci
Ma a questo punto è intervenuto un altro fattore: la velocità dell’acqua. Ovviamente, non venga in mente il “fiume sotterraneo” di cui si è parlato non appena si è manifestato l’inconveniente, in maniera a dir poco esagerata, se non immaginifica. La velocità in questione è quella relativa al moto di filtrazione dell’acqua, che si misura in metri all’ora (m/h). In quantità, pertanto, di gran lunga inferiore a quella che si può registrare in un semplice ruscello.
Tuttavia, quella misurata nel sottosuolo di vicolo Bernava è risultata troppo elevata per il congelamento con azoto liquido, perché comunque l’acqua passerebbe così velocemente da rendere di difficile raggiungimento il congelamento di tutta la massa circostante la futura galleria. Va rammentato a tal proposito che la “velocità critica di filtrazione” per la riuscita di questo tipo di intervento, è dell’ordine di 1 m/giorno, ovvero un centilitro circa al secondo, in termini di portata. E l’assenza del congelamento, anche in pochi punti dell’ammasso circostante il terreno da scavare, non garantisce i livelli di sicurezza richiesti per poter effettuare lo scavo.
Scartato il congelamento, non restano che gli interventi di consolidamento con metodologie “tradizionali” come il jet grouting che, però, è stato utilizzato senza successo in una prima fase di scavi, dopo i cedimenti registrati nel 2012. Pertanto, gli stessi dovranno essere eseguiti con modalità tali da garantirne la piena efficacia.
Sabbia e limi nel sottosuolo
Gli esami del terreno, in tal senso, sono essenziali, ed hanno condotto a scoprire un’ulteriore difficoltà: l’ammasso rinvenuto nel sottosuolo è costituito da un materiale molto fine (limo), facilmente trasportabile da parte dell’acqua che scorre al suo interno. Dove, per complicare ulteriormente il quadro, si sono riscontrati problemi di densità, con parti più permeabili delle altre dove la velocità di filtrazione risulta più alta che nel resto del volume interessato: come se ci fossero dei passaggi preferenziali nell’acqua, dove questa acquisisce una velocità di filtrazione ancora superiore.
In queste condizioni, la priorità dei progettisti è realizzare i consolidamenti del terreno in maniera tale da evitare il trasporto solido fatto dall’acqua dei limi presenti nell’ammasso. Evitare quindi che, una volta consolidato il terreno, l’acqua di filtrazione non trascini via la parte fine, riducendo la compattezza dell’ammasso e, alla lunga, l’efficacia del consolidamento. Il rischio non è da poco, dato che i lavori di scavo vanno effettuati all’interno del terreno consolidato che, quindi, deve garantire la sua resistenza almeno fino all’ultimazione del rivestimento definitivo.
La soluzione tecnica e gli ultimi adempimenti
E’ stato quindi individuato, da parte dei tecnici di RFI, un metodo alternativo. Una diversa composizione delle malte cementizie iniettate in jet grouting, che non è dato conoscere con esattezza: probabilmente, sarà aggiunto l’apporto di resine. In tal modo sarà garantito sia il consolidamento che l’assenza di trasporto solido.
Tutto ciò, ricordiamolo, limitatamente alla zona di intervento più complessa, che riguarda proprio il raccordo tra la trincea scavata nei mesi scorsi e la galleria esistente.
Trovata la soluzione tecnica, occorre affrontare i problemi amministrativi che essa determina, costituiti dalla redazione ed approvazione della necessaria perizia di variante da parte della Stazione appaltante e dell’impresa esecutrice, nonché il reperimento del le somme che, eventualmente, si renderanno necessarie per la modifica delle lavorazioni. In tal senso, non ci sono stati riferiti problemi, se non quelli relativi alla fattuale redazione della documentazione necessaria in termini burocratici.
Dopodichè, potranno ricominciare i lavori, nella speranza che questa lunga interruzione sia l’ultima.