Dal 23 giugno scorso, nella nota borgata balneare palermitana di Sferracavallo vige il divieto di balneazione per sversamento di liquami in mare. Vi spieghiamo il perchè con due nostre inchieste.
Dopo l’ordinanza firmata dal sindaco Roberto Lagalla lo scorso 23 giugno con la quale viene dichiarato il divieto di balneazione sul litorale che va da Baia del Corallo fino a via del Tritone, è stata praticamente chiusa al pubblico una delle spiagge più famose di Palermo. Alla faccia dei residenti nella vicina città (Sferracavallo è, amministrativamente, un quartiere di Palermo) e della tanto decantata vocazione turistica della città. In quella Sicilia che, secondo i nostri politici, dovrebbe “vivere di solo turismo”.
Il provvedimento del primo cittadino segue le analisi dell’Asp che hanno riscontrato il superamento del valore limite stabilito per gli entorococchi intestinali, in alcuni casi fino a 10 volte sopra la soglia prevista per legge. Batteri che indicano, senza il minimo dubbio, la contaminazione fecale delle acque marine, a sua volta provocata dalla dispersione di liquami.
Ma come può accadere tutto ciò in uno specchio di mare che, peraltro, è sottoposta a vincoli di tutela ambientale? E’ semplice: basta un mix di trascuratezza, improvvisazione, fanatismo finto-ambientalista e mancanza di buon senso. Insomma, tutto quello che la Pubblica Amministrazione, dalle nostre parti, elargisce a piene mani.
La storia del collettore nord-ovest, che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi di Sferracavallo e non solo, avendo come obiettivo il collettamento dei liquami di tutta la zona nord, spiega come si è arrivati alla situazione attuale. Ed è utile conoscerla.
In Progress, in una sua inchiesta in due puntate, ha ricostruito questa emblematica ed assurda storia. Chi vuole, può andare a rileggerla nei link che seguono.
BUONA LETTURA
link:
- PALERMO, IL COLLETTORE NORD-OVEST ED ALTRI DISASTRI (PARTE 1)
- PALERMO, IL COLLETTORE NORD-OVEST ED ALTRI DISASTRI (PARTE 2)