UN CONTRIBUTO DA LEGGERE INTEGRALMENTE, PER FARE FINALMENTE CHIAREZZA SUL PONTE

Alla soglia delle elezioni politiche, si torna a parlare del Ponte sullo Stretto, ma spesso a sproposito e tra mille imprecisioni, forzature e vere e proprie “fake news”. Il prof. Enzo Siviero (qui in una conversazione con Palermo in Progress), rettore dell’Università E-Campus ed esperto di ponti a livello mondiale, torna a parlarne con la nota che ci ha fatto pervenire, ricostruendo la storia di questa fondamentale e controversa opera e spiegando i veri motivi della sua mancata realizzazione.

La pubblichiamo integralmente, sperando che sia letta per intero dai tanti che, ancora oggi, nutrono dubbi non soltanto sulle motivazioni che rendono quest’opera indispensabile, ma persino sulla sua fattibilità tecnica.

Insieme alla nota, riportiamo un intervento del prof. Siviero su “Il Mattino” del 18 agosto 2022.


Il ponte sullo Stretto di Messina: quando la politica condiziona sviluppo economico, tecnica e diritto

di Enzo Siviero*

Sull’”affaire” Ponte di Messina sono state scritte fiumi di parole con dibattiti infiniti senza mai “ancorare” stabilmente l’opera (eppure si parla sempre di “collegamento stabile…). Ebbene, qualche considerazione merita ancora di essere fatta visto il dilagare di menzogne diffuse “ad arte” dai detrattori del Ponte anche da parte di soggetti istituzionali.
Partiamo da un dato di fatto incontrovertibile.

La scelta del Ponte a Campata Unica di 3300 m di luce è frutto di un percorso tecnico scientifico durato decenni, che ha via via portato a scartare le numerose e diverse opzioni presentate al concorso internazionale nel 1969.

Conclusa la fase preliminare con le varie approvazioni di rito, compreso il CIPE , il Ministero dei lavori pubblici diede il via, tramite la Soc Stretto di Messina, alla gara internazionale per l’affidamento dei lavori con la formula del contraente generale prevista dalla “legge Obbiettivo”. La gara è stata vinta dal consorzio EUROLINK (costituito dalle più importanti imprese italiane più una spagnola e una giapponese), avvalendosi di COWI soc danese, (la cui esperienza sui ponti di grande luce non teme confronti), per lo sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo .

Con un iter assolutamente innovativo per l’Italia, la soc Stretto di Messina si è dotata di un comitato scientifico di prim’ordine e ha affidato la verifica parallela “indipendente” del progetto (il cosiddetto PMC project management consulting) alla PARSONS americana, altra soc all’avanguardia nel mondo.

Ciò ha portato all’approvazione del progetto definitivo da parte degli organi tecnici dello Stato e del consiglio di amministrazione della Stretto di Messina . Nel frattempo EUROLINK portava a termine (nei tempi e con i costi previsti), la cosiddetta “variante di Cannitello” propedeutica alla realizzazione del pilone lato Calabria . Quindi i lavori erano già iniziati!

Con l’insediamento del governo Monti Passera, ecco la svolta del tutto inattesa. Con un provvedimento del tutto anomalo e giuridicamente discutibile, basato su “cavilli” palesemente strumentali, viene annullata “per legge” la concessione alla Stretto di Messina e di conseguenza viene revocato l’appalto a EUROLINK nonché l’incarico a PARSONS , creando un contenzioso di centinaia di milioni di euro, tutt’ora in essere .

Sono passati una decina di anni e se i lavori non fossero stati interrotti, oggi il ponte sarebbe transitabile con immensi benefici per il Sud e l’intera Italia !
È indiscutibile che il progetto corrisponde a tutte le prescrizioni di legge ed è stato pure validato da RINA (soc italiana leader del settore) Quindi le dichiarazioni apparse sui media (e purtroppo espresse anche dall’ex ministro Paola De Micheli) che il ponte è “irrealizzabile” sono del tutto infondate, e passibili di censura se non di querela per diffamazione.

Quanto agli aspetti economici, stranamente non si fa cenno alcuno allo Studio effettuato a suo tempo dall’ Università Bocconi che ne aveva sancito la positività tenendo conto di tutti i fattori in gioco.

Ma la “politica”, come ben noto, ha le proprie ritualità e cambia orientamento a seconda della propria convenienza del momento soprattutto a ridosso delle elezioni. Non volendo né potendo formalmente dichiarare il NO AL PONTE (eppure anche Prodi e D’Alema si erano espressi a favore dell’opera..) ora “re-inventa” una ipotesi già scartata da decenni ovvero il “ponte a tre campate”, dichiarato dalla apposita commissione ministeriale “preferibile perché PRESUMIBILMENTE COSTA MENO” senza darne indicazioni economiche probanti, ma richiedendone la verifica di fattibilità .

Per questo il Ministro Giovannini ha destinato l’utilizzo di 50 mln di euro (mentre a distanza di oltre un anno ancora non è prodotto alcunché! ). Si tratta palesemente di un escamotage per rinviare l’unica decisione logica, ovvero di procedere velocemente ad aggiornare il progetto del Ponte a campata unica nel passaggio dal definitivo già approvato, all’esecutivo ( visti gli oltre 8000 elaborati prodotti di cui oltre 500 dedicati alla cantierizzazione) . No Comment!

Sul ponte a tre campate riporto quanto scrissi lo scorso anno immediatamente a ridosso della pubblicazione degli esiti della commissione ministeriale che nessuno, che io sappia, ha MAI SMENTITO.

10 ragioni del perché il ponte a tre campate sullo Stretto di Messina non può avere futuro

1. È stato bocciato già nel 1990 e ancora oggi non vi sono elementi significativi dal punto di vista della sicurezza Geologico Geotecnico Sismico Strutturale e Realizzativa per riproporlo nello Stretto di Messina.
2. Crea problemi ambientali di portata devastante per la realizzazione delle fondazioni su quei fondali
3. Genera un impatto territoriale per la necessità di demolire decine di edifici e innestarsi in un tessuto urbano densamente abitato
4. Interferisce pesantemente con la navigazione lungo lo Stretto che prevede due distinti corridoi longitudinali entro i quali si innesterebbero i piloni
5. Necessità di studi e ricerche molto approfonditi con un impegno economico rilevantissimo e dall’esito molto incerto
6. Quand’anche si potesse accertarne la validità (e i dubbi in tal senso sono molto diffusi tra gli esperti del settore) i relativi costi di costruzione salirebbero alle stelle
7. La fattibilità è compromessa dalle correnti di 3-5 nodi , dalle profondità da raggiungere per realizzare le basi fondali più o meno 100 m
8. Il progetto non esiste e si tratta di realizzarlo ex novo con tempi misurabili in anni
9. Le interferenze con un sistema molto urbanizzato pongono limitazioni economiche temporali e di impatto molto rilevanti
10. Il costo dell’insularità è stimato dalla Regione Siciliana in circa 6 mld. Ciò significa che per ogni anno perso si potrebbe realizzare il Ponte

E dunque è del tutto evidente che questo “teatrino della politica” alimentato dai NO PONTE sta portando un danno enorme ai cittadini non solo dell’Area dello Stretto (ai quali vengono negati i vantaggi socioeconomici conseguenti alla creazione di decine di migliaia di posti di lavoro, alle opere complementari tra cui in primis la metropolitana…), ma all’intero Paese che, anche rinunciando ai finanziamenti previsti dall’Unione Europea per quest’opera, non ottempera alla direttiva che impone la continuità territoriale del corridoio Helsinki La Valletta (a tal proposito non è difficile attendersi anche una procedura di infrazione , oltre al danno anche la beffa…) .

Ancor più grave è non aver inserito il Ponte nel PNRR tra le opere cantierabili ! Ergo: ormai il Ponte costa più non farlo che farlo! Paradosso “masochistico” di un Paese la cui classe politica dimostra di non avere “visione” del futuro per i nostri giovani. Sta ora ai siciliani e ai calabresi decidere con la loro classe dirigente quale futuro li attende.

*Ingegnere ed Architetto, Rettore Università E-Campus 

 

siviero mattino