SUL PONTE, QUESTA VOLTA TOCCA A MILENA GABANELLI DIRE LA SUA. CON NON POCHE INESATTEZZE 

Le voci contrarie al Ponte sullo Stretto non sono di certo mancate negli ultimi tempi. TV e giornali si sono scatenati nel tuonare contro un’opera che il governo Meloni ha invece rilanciato, trovando in Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture, uno strenuo quanto inaspettato fautore.

L’avversione al Ponte, unica opera pubblica al mondo che viene rilanciata o cassata a seconda del governo in carica, è un esercizio piuttosto diffuso, al quale molti partecipano per i motivi più svariati: finto ambientalismo, antipatia innata verso le Opere Pubbliche (purchè situate a sud), benaltrismo, sconoscenza delle più elementari leggi di mercato; ma soprattutto tendenza ad intrupparsi sotto determinate bandiere, a fini carrieristici.

Vedere una giornalista come Milena Gabanelli vestire i panni della nopontista militante non è bello, dal momento che parliamo dell’autrice delle inchieste più scottanti degli ultimi due decenni. Eppure anche i migliori, spesso, deludono. Non tanto perché palesano le proprie legittime opinioni personali (e i giornalisti, come è noto, dovrebbero tenerle lontane dai loro scritti), ma perché tali convinzioni possono condurli a commettere errori, anche grossolani.

Leggendo l’articolo della famosa giornalista, apparso ieri sul “corriere.it” non si può evitare di imbattersi in affermazioni del tutto arbitrarie. Non ricordiamo, ad esempio, la “nutrita schiera di ingegneri” che “pone l’annosa questione legata alla sicurezza dell’infrastruttura”. Ricordiamo, casomai, le schiere di ingegneri, di altissimo livello, hanno progettato e resa realizzabile attraverso decenni di studi ed indagini di una precisione senza precedenti.

Non è obbligatorio che un giornalista sappia, ad esempio, che gli stessi progettisti del Ponte sullo Stretto hanno firmato i progetti dei ponti sospesi più lunghi al mondo, come il Canakkale Bridge, da poco inaugurato con la sua campata da 2.030 metri. Senza alcun problema di sicurezza, grazie al suo impalcato realizzato basandosi proprio su quello disegnato per il Ponte sullo Stretto, capace di resistere a venti di 200 km/h. Ma, quanto meno, sarebbe giusto evitare di riferire ipotetiche, quanto vaghe “schiere” di ingegneri contrari, i cui nomi restano del tutto ignoti.

Lasciano inoltre a desiderare le modalità contabili che la Gabanelli ha adoperato per conteggiare “1,2 miliardi” già spesi per il Ponte. Conteggiando sia quelli spesi, realmente, dalla società stretto di Messina S.p.a. in 31 anni di attività, ma anche quelli del contenzioso, ancora da risolvere, tra la società, il General Contractor Eurolink e l’americana Parsons Trasportation. I quali, ammontando a quasi 800 milioni, incidono non poco sul totale.

In ogni caso, ammesso che i costi già sostenuti siano questi, perché allora non procedere con la realizzazione dell’opera, dando un senso alla spesa? Quando mai: concludendo con la frase “La buona notizia è che nel frattempo con il Pnrr sono stati pianificati 500 milioni nella rete di treni e traghetti per collegare più velocemente Calabria e Sicilia” la Gabanelli compie più che un errore. Intanto perché il prolungamento dell’agonia del traghettamento, per le auto ma soprattutto per i treni, continua, ed a patirla sono centinaia di migliaia di siciliani ogni anno.

Inoltre, ci si rallegra per una spesa dalla dubbia utilità quando si è appena finiti di criticare le spese sostenute per il Ponte, che invece qualcosa di utile l’hanno prodotta: il progetto definitivo dell’opera, se non altro. E con un ammontare (nella realtà, ad oggi, circa 312 milioni di €) nettamente inferiore.

Un ragionamento che dimostra, inoltre, la doppia morale di chi ha sempre fatto dell’ambiente una bandiera. Dimenticandosi delle emissioni record di inquinanti causate dai traghetti, che pongono Messina tra le prime città italiane per inquinamento da CO2 e polveri sottili, che il Ponte ridurrebbe drasticamente.

Su una cosa la Gabanelli ha ragione: il problema della risoluzione del contenzioso con Eutrolink, oggi Webuild e lo stato italiano. Problema reso pressochè irrisolvibile da chi ha improvvidamente annullato, per Legge, un regolarissimo contratto stipulato a seguito di una regolarissima gara internazionale. Incassando il plauso dei nopontisti a tutti i costi, di cui abbiamo accennato in premessa. Gli stessi soggetti a cui la Gabanelli, con l’articolo di ieri, strizza l’occhio.

Link utili:

IL NOPONTISMO DI FIORELLO

VIDEO: IL PROF. SIVIERO A “ZAPPING” SUL PONTE